VIDEO | Si tratta di una giovane giornalista freelance che opera in Umbria e in estate scende in Calabria per stare con la famiglia. Cadendo si è procurata escoriazioni con 30 giorni di prognosi (ASCOLTA L'AUDIO)
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Lei è una giovane giornalista freelance, lavora per una testata giornalistica online in Umbria dove vive ormai da anni. Si chiama Rosaria Parrilla, è originaria di Longobucco e a Crosia lei e i suoi familiari trascorrono le ferie. Rosaria scende in estate e al mattino ha l’abitudine, insieme alla cara mamma, di farsi una passeggiata sul lungomare a Mirto nella zona di Centofontane. Sabato scorso, però, s’imbatte in una pessima disavventura acuita dalla notizia che proveniva da Satriano dove una ragazza è deceduta dopo essere stata sbranata da un branco di cani. Rosaria racconta l’episodio, lo fa con una recuperata serenità, dopo ore di profondo turbamento.
«Quella mattina, racconta, mi sono recata come spesso accade sul lungomare di Mirto insieme a mia madre per la solita passeggiata. All’altezza dello stadio comunale, ero leggermente più avanti di mia madre mi ritrovo con fare aggressivo due cani di media taglia, colore beige, che iniziano a inveire nel tentativo di azzannarmi».
«Indietreggio e, nel panico, inizio a urlare - continua Rosaria -. Per evitare i cani, cado a terra, procurandomi delle ferite. Nel frattempo si avvicina una donna con un bastone e le due bestie si sono date alla fuga». Nei pressi c’era anche una signora con cagnolino che ha assistito alla scena. Dalla caduta Rosaria ha subito escoriazioni varie e una frattura al bacino, ne avrà per 30 giorni. E la mente vola subito al dramma di Satriano e alla morte della giovane Simona «che non può raccontare ciò che è accaduto, riferisce Rosaria, io per fortuna posso raccontarlo nella consapevolezza che sono comunque due episodi decisamente distinti, però sono sempre stata aggredita con le paure del caso. In quel momento ho pensato, adesso faccio la fine di Simona, perché ero lì a terra, mentre mia madre è rimasta ferma anche lei terrorizzata. Il mio primo pensiero è stato quello di rialzarmi, con l’aiuto di mia madre ma con la paura che i cani potessero tornare».
La malcapitata poi denuncia anche le condizioni sanitarie del posto, in cui non c’è una guardia medica e, non avendo un medico di famiglia perché vive in Umbria, si è recata nella più vicina farmacia per le prime cure del caso. Poi grazie all’aiuto di un familiare Rosaria è riuscita a raggiungere il pronto soccorso di Rossano dove le sono state prestate le successive cure.
Nelle ultime ore il sindaco di Crosia Antonio Russo ha subito dato disposizioni per controlli e verifiche attivando gli organismi competenti. Su tutto il territorio è stato trovato un cane, subito catturato. Ed ha ribadito che la situazione è sotto controllo. Rosaria non la pensa così: «Non è tutto sotto controllo, non voglio fare polemiche su questo tema, afferma Rosaria, o strumentalizzare l’argomento. Ne parlo perché il problema c’è e va risolto. Adesso è andata bene, ma domani? Se ci fosse stato un anziano o un bambino al mio posto? O se i cani quella mattina avessero preso di mira mia madre cosa sarebbe successo? In tanti mi hanno detto di denunciare l’accaduto perché il problema esiste, basta andare sul lungomare all’alba e si vedono gruppi di cani sparsi».
Le disattenzioni delle istituzioni in materia di randagismo
Stefano Lioi è il presidente di un’Associazione di volontariato denominata “Una vita da cani”. Da oltre un decennio opera nel settore della custodia degli animali (cani ma anche gatti) e gestisce una struttura privata in una zona periferica dell’area urbana di Rossano. Sia la vicenda di Satriano sia l’aggressione di Crosia sono il frutto, sostiene Lioi, «della noncuranza del problema da parte di tutte le istituzioni chiamate a intervenire. Anzi con il loro atteggiamento superficiale acuiscono le difficoltà soprattutto quando si manifesta poco interesse verso chi gestisce i canili, in particolare sull’assegnazione dei fondi per progetti importanti. In tutta la Calabria ci sono tanti volontari che hanno presentato significativi progetti nella lotta contro il randagismo, ma ancora oggi tutto rimane fermo».
Le regole esistono, vanno solo attuate.«I comuni potrebbero avviare un’attività di censimento dei cani al fine di pervenire al raggiungimento di un database e localizzare le aree in cui stazionano gli animali. Importante è poi procedere alla sterilizzazione e all’applicazione di microchip al fine di identificare i cani, così facendo si evita anche il loro maltrattamento. E, inoltre, si potrebbero stipulare schemi di convenzione assicurative al fine di risarcire chi eventualmente subisce dei danni». Oggi nel mirino dell’opinione pubblica ci sono gli amici a quattro zampe, su questo versante il presidente Lioi tende a precisare: «I cani non aggrediscono subito, danno un avviso, lanciano dei segnali. Difficile che possano azzannare senza ringhiare o altro. Quando si è comunque al centro di un’aggressione è importante non guardare il cane negli occhi perché l’animale vive quest’atteggiamento come una sfida. Quindi capo rivolto verso il basso e indietreggiare lentamente senza voltare le spalle. Bisogna poi evitare luoghi in cui ci sono tanti cani, i quali vivono la presenza dell’uomo in taluni casi come un’invasione di campo. Noi volontari ormai conosciamo le loro abitudini, sappiamo dove andare e come muoverci. Personalmente in dieci anni non mi è mai successo di essere stato aggredito da un cane e, quando è accaduto, è avvenuto in forma piuttosto lieve».