Gli imprenditori contestano le regole più restrittive che impongono particolari requisiti alle camere mortuarie: «Disciplina che non risponde alle esigenze del territorio e inibisce nuove iniziative imprenditoriali»
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«Ci domandiamo chi l’ha richiesta questa norma, visto che il consigliere proponente, Giuseppe Neri, scrive in premessa che risponde alle richieste del territorio».
C’erano anche i rappresentanti delle imprese funebri tra coloro che hanno qualcosa da dire ai consiglieri regionali e che hanno deciso di inscenare una protesta proprio davanti Palazzo Campanella in concomitanza dell’odierno Consiglio regionale. Si sono dati appuntamento all’orario di convocazione, alle 14.30, arrivando incolonnati con una trentina di mezzi - tra ambulanze e carri funebri - a sirene spiegate, paralizzando la viabilità di fronte la sede del Consiglio.
«Le Case funerarie - chiarisce Giuseppe Triolo, presidente FunerCalabria - sono nate nel 2019, con la legge n°48 che adesso è stata corretta dalla legge n°38, che inserisce requisiti restrittivi per le nuove case funerarie ma non si applicano a quelle che già esistono. Qual è il vantaggio disposizione simile? O l’adeguamento viene imposto a tutti oppure non ha senso inibire nuove iniziative imprenditoriali».
Il motivo del contendere – la modifica della legge – si mischia anche con le rivendicazioni della categoria che si è sentita tagliata fuori dal dibattito politico che ha prodotto un emendamento che è stato inserito nella legge omnibus in discussione oggi.
«Siamo circa 60 imprese in tutta la Calabria – ricorda Triolo - e credo che abbiamo anche noi il diritto di lavorare senza che la legge ci metta fuorilegge. La norma però è già passata e toglie il servizio privato di ambulanze alle agenzie funebri, ed è una cosa assurda, perché uno poi per continuare a lavorare deve intestare le aziende ad altri familiari, affrontando altre spese. In secondo luogo vengono definitivamente chiuse le Case del commiato che sono delle strutture al cui interno si porta la salma per consentire l’ultimo saluto ai parenti e agli amici. Con questa legge e con l’emendamento odierno, si impone che la bara venga chiusa entro 24 ore, rendendo le stesse case del commiato inutilizzabili. Questa è una grande presa in giro».
Contestate anche le nuove misure stabilite per le case funerarie, prevedendo fasce di rispetto (distanza) dal cimitero pari a 250 metri, che sommati a quelli attuali pari a 200 metri, rappresentano un ostacolo insormontabile per alcune agenzie, soprattutto in piccoli centri.
«Norme che non hanno senso di esistere e scollegate dalla realtà - tuona il presidente di FunerCalabria - che fanno diminuire la richiesta di queste strutture e noi che vorremmo realizzarle, di conseguenza, siamo penalizzati due volte».