Il progetto emerge dagli atti dell’inchiesta Hydra. Il contatto con «uno di Palermo grosso, nipote di quello che tiene la cupola», per i box dell’autonoleggio dello scalo siciliano e gli affari a Vercelli e Torino con i clan di Melito Porto Salvo
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Vedi che mi sto agganciando a uno di Palermo grosso […] il nipote di quello che tiene tutta la cupola… in questo momento hanno la logistica». Sull’asse Calabria-Sicilia si pianificano affari e si rinsaldano alleanze. La frase, contenuta nei faldoni dell’inchiesta Hydra della Dda di Milano, è oggetto di riscontri da parte dei pm antimafia. Il contenuto in sé pare confermare l’ipotesi della vicinanza tra presunti esponenti della ‘ndrangheta e di Cosa nostra: tesi respinta dal gip, che non ritiene fondata l’esistenza di una super cosca nel Milanese.
L’intercettazione viene captata il 21 gennaio 2021 e vede come protagonista un uomo vicino alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo e considerato il referente di quel clan nel Nord Italia. È lui a evidenziare il legame con un pezzo «grosso» di Palermo e il riferimento alla «cupola» sembra piuttosto esplicito. Quel contatto sarebbe finalizzato a entrare in un grosso affare che, di nuovo, getta un ponte (virtuale) tra Sicilia e Calabria. Al proprio contatto palermitano, il referente della cosca reggina al Nord avrebbe «prospettato – sintetizzano i magistrati – le proprie finalità di lucro riguardo ad attività legate alla logistica dell’aeroporto di Palermo».
L’inchiesta Hydra | ’Ndrangheta, la pax mafiosa «dopo 100 anni» e gli equilibri criminali nel Reggino: «È lui il nuovo garante dalla marina alla montagna»
«In questo momento hanno la logistica perché gli ho chiesto che vogliamo entrare dentro l'aeroporto di Palermo per mettere il box dell'autonoleggio…». È più chiaro anche il tipo di affari che i calabresi vorrebbero realizzare in comune con i loro contatti siciliani. L’intenzione, almeno in teoria, non è quella di fermarsi allo scalo di Palermo. Dopo quell’aeroporto, dice il presunto referente del clan, sarebbero in previsione «ulteriori analoghe iniziative per gli aeroporti di Catania e Lamezia Terme». «Mi sto muovendo – dice – per Catania e Lamezia già... sono in parola e mi devono dare la risposta a fine mese andiamo a fare il transito con la ditta già di... con la concessionaria... la ditta delle macchinette».
Il gruppo calabro-milanese mirava «a grandi aziende e consorzi»
Non è l’unico business in cui la gang con base a Milano sarebbe attivo: uno degli obiettivi sarebbe quello di puntare a grandi aziende per rilevarne i crediti. Per i magistrati, il gruppo calabro-milanese (con i suoi legami a Palermo) punterebbe «strategicamente a grandi aziende e consorzi e a grossi giri d’affari: “Noi ci occupiamo ora... aziende grosse, consorzi grossi, vedi che ho preso 20 milioni di crediti… Consorzi, andiamo e parliamo... lavoro! Me ne fotto... non me ne fotto più un cazzo... poi 600 cristiani... così mi costano, tanto gli vendiamo il credito a quelli che hanno un milione, due milioni di dipendenti, che andassero loro». Comprare e vendere crediti: attività da tempo attenzionata dalle Procura di mezza Italia.
Il personaggio | ’Ndrangheta, dall’epoca dei sequestri al viaggio per incontrare il boss di camorra: il ritorno del “Fantasma” Calabrò
Gli interessi a Torino e Vercelli
È sempre il “referente” a raccontare al proprio interlocutore che «si sarebbe dovuto occupare di alcuni consorzi societari a Vercelli e Torino delle famiglie calabresi della sua cosca mafiosa: “Sai che cosa? Lì ci sono 5 che ne devono prendere... siamo in 50, giusto? se io devo mirare solo ai soldi... è peccato perché ci sono 5 consorzi che hanno bei lavori, sono 14 milioni l'anno... secondo te io dovrei (…) a Mico? Siccome ci sono gli ignoranti là, anziani... io non posso mancargli di rispetto... perché rappresento io ora quindi... quando uno diceva una trovata... perché compare Salvatore era con altri 3... poi ce n'è altri 2 colleghi che volevano chiedere un recupero e gli ho detto... andate subito... lo so che dove sono andato è la sua città... perché sono solo..(inc)..a Vercelli.. (inc).. a Torino...(inc)». Dalla Sicilia al Piemonte: non ci sono limiti geografici per gli affari della ’ndrangheta.