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Si tratta del processo di 'ndrangheta più imponente celebrato al Nord contro la ciminalità organizzata scaturito dall'operazione 'Aemilia', scattata nel gennaio del 2015. Durante l'ultima udienza del dibattimento, in corso a Reggio Emilia, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno avanzato richieste di pena pesantissime.
Le richieste di pena più alte sono arrivate per Michele Bolognino (30 anni in ordinario e 18 in abbreviato), Gaetano Blasco (26 anni e 6 mesi in ordinario e 16 anni in abbreviato), Pasquale Brescia (14 in ordinario e 4 anni e 6 mesi in abbreviato). Pene severe, quella avanzate dai pm, anche per Vincenzo e Giuseppe Iaquinta, padre e figlio, che avevano scelto di difendersi con il rito ordinario.
Per l’ex bomber della Nazionale e della Juventus, campione del mondo nel 2006 (accusato di reati relativi alle armi, con l’aggravante mafiosa) sono stati chiesti 6 anni di reclusione; 19 per il padre Giuseppe, per affiliazione alla 'ndrangheta. Per alcuni dei 147 imputati sono state fatte, nel corso degli ultimi due anni, integrazioni d’accusa da parte della Procura, ritenendo che gli illeciti proseguissero anche dal carcere: in 24 hanno quindi chiesto di essere processati in rito abbreviato per quei capi di imputazione.
I pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi non hanno avanzato richieste di assoluzione . Condanne significative sono state chieste anche per gli imputati che nel corso dei mesi hanno scelto di collaborare: Antonio Valerio (10 anni in abbreviato e 15 anni e 10 mesi in ordinario) e Salvatore Muto (8 anni in abbreviato).