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«Così Adele viene uccisa due volte». Caterina Bruno, cugina della giovane uccisa per mano dell’ex fidanzato nel 2011 a Lamezia Terme, guarda il mulino intitolato alla ragazza nel quartiere di San Teodoro e non può che esprimere la sua amarezza.
Sono passati sette anni e pochi mesi da quando Adele non fece più rientro a casa. Era uscita non portandosi dietro nulla. D'altronde, pensava, doveva solo andare a verificare al centro commerciale Due Mari se il telefono che il suo ex ragazzo, Daniele Gatto, le aveva regalato e che era stato mandato in riparazione, fosse pronto. Lasciò casa proprio con lui nel primo pomeriggio. Le telecamere del centro commerciale inquadrarono la coppia entrare ed uscire dopo poco.
Deve essere stato sulla via del rientro che qualcosa ha innescato un litigio. Probabilmente il fatto che Adele avesse ribadito al ragazzo, con già alle spalle un matrimonio fallito ed un figlio, che non voleva proseguire nella relazione.
Dopo una notte di ricerche, tra l'altro sollecitate anche dallo stesso Gatto, che aveva perfino accompagnato il padre di Adele a cercarla e a presentare denuncia di scomparsa ed insinuato che questa si fosse nascosta da un'amica perché incinta, all'lba del giorno successivo, dopo essersi confidato con uno zio sacerdote, la confessione. Adele verrà trovata in un uliveto nella periferia di Lamezia. Addosso le ferite e i segni di chi è stata aggredita brutalmente, con ingiustificata crudeltà ed accanimento e ha fatto di tutto per difendersi.
Tre anni dpo la tragedia ad Adele è stato intitolato un mulino che sorge proprio nel quartiere che ha ospitato la sua infanzia. La targa “alla memoria di Adelina Bruno, amata figlia della nostra città” è intatta è lucida come il primo giorno, ma non il resto. La passerella in legno che conduce all’ingresso del mulino ha ceduto in più punti, complice l’umidità il materiale si è consumato. Non è più percorribile.
E questo perché il mulino non è mai stato utilizzato. Sta cedendo, insomma, sotto l’incalzare delle condizioni atmosferiche e dello scorrere delle lancette senza che la comunità ne abbia mai goduto. Affidato all’associazione Pietro Ardito, non hai però trovato un uso consono. Inizialmente, si era pensato di insediarvi la biglietteria del Castello posto esattamente di fronte, ma il bene è chiuso da anni. Altra ipotesi era stata quella di ospitare le riunioni degli scout, ma il luogo si è rivelato troppo piccolo ed angusto.
Accanto al mulino il fiume scorre, sotto il sole l’acqua brilla, papere di diversi colore nuotano e starnazzano. Una cornice sfregiata dalla spazzatura, dalla plastica e da rifiuti di vario genere che qualcuno vi va a buttare. San Teodoro è il quartiere in cui Adele è nata prima che vi trasferisse. Sono pochi i passi per arrivare dal Mulino alla casa in cui ha trascorso la sua infanzia e in cui ora vive la sua amata nonna.
Ma quel mulino dimenticato, non usato, corroso dal tempo e collocato in un punto in cui difficilmente si posa lo sguardo perché di solito caratterizzato solo da un veloce passaggio delle macchine, non è adatto – secondo i familiari di Adele – a ricordare la loro cara. Ecco perché chiedono alla triade commissariale di accettare la richiesta di intitolare la Biblioteca Comunale ad Adele. «Lì – dice Caterina Bruno - ci sono giovani come lei, lì sicuramente qualcuno si chiederà chi era Adele».