Centinaia di foto sexy realizzate “rubando” il viso a minorenni e diffuse su Telegram. Il primo cittadino: «Ci affidiamo alle indagini delle forze dell’ordine»
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Avrebbero generato circa 1.200 immagini, molte delle quali a sfondo sessuale, utilizzando i volti di quasi 200 coetanei minorenni, tra ragazze e ragazzi.
Le foto false realizzate sarebbero state successivamente diffuse tramite Telegram, coinvolgendo così in maniera indiscriminata giovani innocenti. È quanto sarebbe accaduto ad Acri nelle ultime ore dove, da quanto si apprende, almeno cinque ragazzi, tutti minorenni, utilizzando software di intelligenza artificiale, si sarebbero resi protagonisti di deepfake, cioè contenuti multimediali creati tramite algoritmi di intelligenza artificiale che, partendo da materiale reale – immagini e audio – sono in grado di modificare in maniera estremamente realistica le caratteristiche facciali, i movimenti del corpo e perfino di imitare fedelmente una voce.
«Si tratta di un fatto di una gravità assoluta – commenta al nostro network il sindaco di Acri Pino Capalbo -, ed è giusto che chi avrebbe commesso tale reato venga scoperto e sanzionato».
«L'uso iperrealistico dell'intelligenza artificiale può avere un risvolto negativo se non si ha una buona educazione digitale – aggiunge Capalbo -. Con una tecnologia sempre più potente, e il numero crescente di immagini e video all’interno dei social media, chiunque può diventare un bersaglio per molestie online, diffamazione, furto di identità e bullismo».
Il primo cittadino di Acri ha poi voluto commentare la vicenda, partendo dall’importanza della famiglia «in questo mondo sempre più connesso e digitalizzato, dove la comunità virtuale sempre più sta sostituendo quella fisica, la collaborazione tra genitori, educatori e ragazzi può rappresentare un argine importante per migliorare la sicurezza online».
«La scuola può fare molto – continua il sindaco di Acri -, ovvero dovrebbe iniziare seriamente a sensibilizzare gli studenti sul corretto utilizzo dei sistemi di lA, insegnando loro come utilizzare in modo costruttivo lo strumento, ma da genitore posso anche affermare che le famiglie dovrebbero fermarsi ad ascoltare i problemi dei figli. Cosa che forse ultimamente si fa sempre meno».
E infine: «In merito a quanto sarebbe accaduto ad Acri mi affido alle indagini delle forze dell’ordine – aggiunge Capalbo -. Ma voglio sottolineare come in questa vicenda a farne le spese sono anche le famiglie dei ragazzi che avrebbero commesso tale reato, oltre a chi ha subito tale violenza».