È un dolore immenso e insopportabile, che si è percepito chiaramente, quello che oggi pomeriggio ha avvolto l’intera comunità di Acri, nel Cosentino, in modo particolare quella che risiede della popolosa frazione di San Giacomo.

Lacrime e commozione hanno accompagnato l’ultimo saluto ad Angelo Viteritti, il 17enne morto la sera dello scorso 21 febbraio, dopo essere caduto da un carro di carnevale mentre il mezzo stava percorrendo la strada provinciale 183, in località Santa Rosa, a San Cosmo Albanese.

Tanti, tantissimi i coetanei di Angelo, nonché gli amici e i compagni di scuola che hanno atteso con gli occhi gonfi di pianto e in rigoroso silenzio. I rintocchi a lutto delle campane hanno salutato l’arrivo del carro funebre, accompagnato dai genitori e dai parenti dello sfortunato 17enne. All'arrivo della bara sul sagrato è stata letta una lettera e subito dopo il feretro è entrato in chiesa accolto dal sottofondo di una tarantella, musica che tanto piaceva ad Angelo.

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La chiesa di San Giacomo Apostolo non ha potuto contenere tutta la folla che si è riunita per i funerali del ragazzo, in molti hanno partecipato all’estremo saluto riempiendo il piazzale antistante. Migliaia i presenti, tutti stretti attorno alla famiglia di Angelo.

A celebrare la cerimonia funebre Monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano insieme a don Espedito De Bonis. Presente anche il sindaco di Acri Pino Capalbo. 

«Umanamente parlando non si può dire nulla. L'unica cosa da fare è il silenzio. Ma questo silenzio che esprime il rispetto è visitato da alcuni segni. Il primo segno, il più evidente è rappresentato dalle tante persone che sono qui oggi, questo è il segno importante della condivisione che si fa anche in questi momenti per esprime la vicinanza e condividere il dolore, questo segno corrisponde alla nostra vocazione ad essere chiamati a prenderci cura gli uni degli altri», queste le parole del vescovo Checchinato durante la funzione.

«La vita è un dono - ha continuato il vescovo -, ma è un dono fragile ma abbiamo bisogno di farcene cura. La vita è un dono prezioso che dobbiamo custodire. La morte di Angelo deve essere invito per tutti, quello di prenderci cura gli uni degli altri».

All'uscita dalla chiesa la bara di Angelo è stata salutata da un lungo applauso da parte dei presenti e da decine di palloncini bianchi fatti volare in cielo. Dopodiché alcune canzoni e i fuochi pirotecnici hanno accompagnato, in mezzo a due ali di folla, il cammino del feretro verso il carro funebre.