Domenico Giorno è stato assolto perché il fatto non sussiste. Finisce così la vicenda giudiziaria dell’uomo originario di Luzzi, accusato di auto addestramento al fine di commettere atti terroristici. In primo e secondo grado infatti l’imputato era stato condannato a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere. La Suprema Corte di Cassazione, seconda sezione penale, aveva annullato con rinvio la condanna della Corte d’Appello di Catanzaro. La nuova composizione del collegio giudicante ha dato quindi ragione all’assunto difensivo formulato dagli avvocati Michele Franzese e Antonio Cortese.

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L’inchiesta contro Domenico Giorno era stata condotta dalla Digos di Cosenza sotto il controllò investigativo della Dda di Catanzaro, la quale, secondo il teorema iniziale, riteneva che l’imputato si fosse fatto crescere la barba nello stile islamico, imparando altresì a parlare arabo al fine di avvicinarsi allo jihadismo. Inoltre, gli investigatori avevano ipotizzato che Domenico Giorno aveva studiato ed imparato a costruire ordigni, a preparare attentati e a eludere controlli ed intercettazioni, come un “lupo solitario” del terrorismo islamico.

Nel corso delle perquisizioni, gli agenti della Digos di Cosenza avevano trovato manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull’auto addestramento per il compimento di attentati, nonché video ed immagini cruente di esecuzioni dell’Isis, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche di Isis, Al Qaeda e altri gruppi terroristici, oltre a documenti in lingua araba auto prodotti dall’indagato.

La decisione

La Cassazione tuttavia in sede di rinvio aveva dedotto un vizio di motivazione legato all’omessa valutazione, da parte dei giudici di merito, di argomenti difensivi contenuti in una consulenza tecnica di parte depositata ma non valutata dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.

I penalisti infine agli ermellini avevano ribadito l’insussistenza dell’ipotesi di reato contestata, in considerazione dell’assenza, sul piano materiale, di comportamenti concludenti diretti alla commissione di condotte violente e con finalità terroristiche.

Per avvalorare questa tesi gli avvocati Franzese e Cortese si erano avvalsi anche di una consulenza tecnica a firma del dottor Antonio Andrea Miriello che aveva analizzato nei supporti informatici in uso all’indagato, i suoi comportamenti online, i suoi contatti, le ragioni della presenza di materiale jihadista provenienti dal web. Oggi si è chiuso il cerchio.