È stato un controesame ricco di spigolosità quello di Andrea Mantella nell’ultima udienza del maxi processo Maestrale-Carthago-Imperium. Fin dal principio, con il legale di Domenico Cichello che contesta le doti di ’ndrangheta attribuite dal pentito al suo cliente. 

«Lei attribuisce al signor Cichello il grado o della camorra o dello sgarro». L’avvocato Luca Cianferoni nel corso dell'interrogatorio del collaboratore di giustizia, chiede come abbia saputo che Domenico Cichello avesse queste doti di ‘ndrangheta. 
Mantella afferma che la conoscenza è sempre quella: il capo di Cichello, ovvero Giuseppe Antonio Accorinti, considerato il boss di Zungri, già condannato in primo grado a 30 anni di reclusione e, davanti alla corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, all’ergastolo per il duplice omicidio Soriano-Lo Giudice.

Domenico Cichello, nell’ambito del processo Maestrale-Olimpo-Imperium, viene considerato dalla Dda di Catanzaro esponente di spicco del locale di Zungri.
Mantella sostiene che Chicello fosse un factotum di Accorinti «perché il fratello faceva lo stalliere per conto di Giovanni Mancuso e lui faceva il factotum a Peppone Accorinti».

Leggi anche

Confidenze di omicidi tra “amici”

La difesa chiede perché mai Accorinti, se giudicato così furbo dal collaboratore di giustizia, sarebbe stato così poco cauto nel confidargli tanti particolari su delitti, attività illecite e sodali.
Mantella sostiene di avere confidato ad Accorinti «gli omicidi che avevo fatto io e lo stesso Accorinti mi ha confessato che aveva ucciso Roberto Soriano e altre cose che ho sempre dichiarato». Rispetto a quello che si sono confidati, la questione Cichello, in sintesi, sarebbe stata il meno, ovvero il fatto che Accorinti lo avrebbe «mandato in giro a portare la droga, a fare un po’ d’usura, che è una testa di legno…».

La questione delle doti di Cichello

Il legale contesta il fatto che nel 2021 Mantella, alla domanda se Cichello fosse rimpiazzato formalmente o meno, ha risposto di non conoscere questo particolare mentre oggi parla delle doti della camorra e dello sgarro.
«Evidentemente era un particolare che non ricordavo allora. Sono particolari che non sempre ricordi, trattandosi di una grande mole di dichiarazioni è umano che dimentichi qualche particolare». Mantella aggiunge che sarà stato frettoloso nel dare la risposta, non si è concentrato su quello che ricordava mentre a distanza di qualche anno ha ricordato questo particolare. «Do la responsabilità alla mia memoria e di questo mi scuso», conclude.

Leggi anche

«Nel fondo Ciappetta c’era marijuana e se scavate trovate anche cadaveri»

Contrada Ciappetta, dice Mantella, «era il fondo dove Peppone Accorinti coltivava la marijuana e se andate a scavare troverete anche qualche cadavere».
«Chi la ascolta – ribatte Cianferoni – farà quello che deve ma se non si trovano questi cadaveri che si fa?»
A questo punto interviene il pm Annamaria Frustaci che chiede che non venga ammessa la domanda.
«Guardi – ribatte l’avvocato – io do atto di avere già avuto incarico dal signor Cichello di querelare il signor Mantella per diffamazione aggravata dall’attribuzione di fatto determinato perché sono accuse gratuite».

Contestato il tono «intimidatorio»

Ma il tono «intimidatorio» non viene accettato dall’accusa e il pm prontamente ribatte riferendo al collegio che c’è stata una sentenza che ha già statuito alcune cose che il difensore potrà rappresentare in sede di appello «ma soprattutto, ad oggi, non è ancora intervenuta alcuna querela». È per questo motivo, cioè per l'assenza di una denuncia formale, che il pm spiega che i tonni hanno un che di intimidatorio nei confronti del teste. 

Sedati gli animi con l’intervento del presidente del collegio che ha invitato il legale a proseguire senza ulteriori provocazioni, Mantella ha spiegato di non essere mai stato in località Ciappetta ma di avere appreso tutto dalle conversazioni con Accorinti.

Leggi anche

La latitanza di Accorinti per sfuggire alla legge e ai nemici

Alla domanda circa il favoreggiamento della latitanza di Accorinti che sarebbe stata favorita da Cichello, Mantella ha affermato che il boss di Zungri non si nascondeva soltanto da chi doveva eseguire le ordinanze di custodia cautelare «ma temeva pure di essere ucciso quindi soggiornava, albergava e si spostava sempre con Cichello che era il suo chauffeur».
Ma da quali nemici si doveva guardare Accorinti?

«Premesso che nella ‘ndrangheta non esistono amici – dice Mantella – e comunque Accorinti era ben noto che era una persona iper ricercata per essere ucciso sia dalla fazione dei Soriano ma anche i miei ex alleati lo volevano uccidere: Fiorillo Battaglia, Scrugli, Silvano Mazzeo. Si doveva guardare. E come io mi sono aperto con lui – ribatte Accorinti – lui con me si è aperto».
Una cosa che il collaboratore dice di avere vissuto personalmente era che Cichello era il factotum e lo chauffeur di Accorinti.
«Nel 2003/2004 Accorinti veniva a trovarmi, io ero sempre libero e stavo al chiosco di mia mamma. E Accorinti si accompagnava con Domenico Cichello».