«All'improvviso la porta si è aperta e in casa sono entrati acqua e fango. A me l'acqua è arrivata alle ginocchia. Pensavo di morire». Il racconto di Mariannina D'Amato, pensionata di Tortora, è agghiacciante. Ieri sera, durante il violento acquazzone che si è abbattuto sulla cittadina altotirrenica, la donna si trovava nella sua casa nel centro storico in compagnia della nipote e nel giro di pochi istanti si è ritrovata la casa allagata. «Noi cercavamo di chiudere la porta e l'acqua ci spingeva indietro. Abbiamo provato a chiamare i soccorsi ma i telefoni non funzionavano».

Sono passate da poco le 19, Mariannina si sta preparando per la cena, ma la pioggia, che scendeva copiosa dal pomeriggio e sembrava aver concesso una tregua, d'improvviso si fa minacciosa. La donna cerca di mantenere la calma, ma d'un tratto qualcosa fa scattare l'allarme. Prima ha sentito un rumore fortissimo, poi l'acqua ha cominciato a oltrepassare l'uscio di casa, fino a che la forza devastante dell'acqua non ha spalancato la porta, proprio nel momento in cui, tenendosi per mano, nonna e nipote stavano andando a controllare. Mariannina ha visto la morte in faccia.

Scene di terrore

Mentre la nipotina cerca di contattare i famigliari per chiedere aiuto, il fiume di fango e detriti ha già invaso il piano terra. «Si è bruciata la lavatrice, ho dovuto buttare via dei mobili. Ma come faccio con una pensione, come faccio?», si dispera, Mariannina, che è una donna disabile. La sua mente, poi, torna a quei momenti terribili. Sua figlia, per raggiungerla il prima possibile, ha lasciato l'auto e camminato a piedi sotto la pioggia battente per centinaia di metri. A un certo punto l'acqua le è arrivata alla gola. «Ho rischiato anche di perdere mia figlia», dice in lacrime, ricordando quegli attimi. «Mia nipote mi teneva per mano ma abbiamo rischiato di cadere entrambe, avevo bisogno del bagno e non riuscivo a camminare». A casa sua ancora si spala, in mattinata l'hanno aiutata anche i vicini. Ma in un primo momento si era sentita sola e abbandonata. «Dal Comune - ci dice all'ora di pranzo - non ho visto nessuno e non mi hanno mandato nessuno». 

Il ristoratore intrappolato

Mariannina è solo una dei tanti cittadini di Tortora che ieri sera ha vissuto l'inferno. A qualche centinaio di metri da casa, sua, negli stessi istanti, il giovane proprietario del ristorante "Al caminetto" è rimasto intrappolato per qualche minuto nel suo locale, andato in parte distrutto. Oggi quelle mura avrebbe dovuto ospitare un banchetto. Più tardi, due auto, lanciate a tutte velocità nella discesa che anticipa Piazza Pio XII, hanno rischiato di sfondare le saracinesche. Ad arrestare la corsa, un tronco d'albero che si è messo di traverso tra i due mezzi e il muretto all'esterno. I danni sono ingenti. «È una catastrofe, non possiamo farci niente - dice rassegnato -. La natura ci fa questi scherzi, noi disturbiamo lei e lei disturba noi. L'importante è che non ci siano stati danni alle persone».

Cosa ha provocato il nubifragio

Le piogge abbondanti cadute ieri nell'alto Tirreno cosentino hanno fatto straripare un canalone di una zona montana di Tortora e le acque si sono poi riversate nella piazza che sovrasta il centro storico. Al passaggio, l'acqua ha trascinato via ogni cosa, le auto si sono accartocciate una sull'altra. I danni maggiori si sono registrati soprattutto nelle frazioni, Pizinno, Massacornuta, Le Sarre, San Quaranta. Qui, per quasi ventiquattro ore, i cittadini sono rimasti isolati, a causa dei guasti alla rete idrica e delle frane. Ma il lavoro incessante delle numerose squadre dei vigili del fuoco, arrivate stanotte da tutto il sud Italia, ha già consentito il ripristino di molti luoghi. Ma qui la gente si sente ferita ed è ancora sotto shock. Meno di un mese fa, la comunità era già stata messa in ginocchio dal passaggio di una violentissima tromba d'aria.