«Sua figlia è in stato di fermo. Ha investito un anziano con l’auto riducendolo in fin di vita». È denso di dettagli il racconto del comandante Primo, così si è presentato al telefono il protagonista dell’ennesimo tentativo di truffa in danno di una famiglia. Nei giorni scorsi contattata telefonicamente da un sedicente carabiniere per avvisare del grave incidente stradale in cui sarebbe rimasto vittima un 78enne con la spina dorsale spezzata dall’urto.

Il finto carabiniere

È da poco passata l’ora di pranzo, il telefono squilla in casa. Patrizia (nome di fantasia a tutela della privacy) risponde e dall’altro capo del telefono l’interlocutore si qualifica come carabiniere e chiede di parlare con il marito di cui conosce nome e cognome, e anche l’indirizzo di residenza.

L'aggancio

La donna si allarma e chiede di conoscere il motivo, il sedicente carabiniere spiega che è necessario raggiungerli in caserma. Patrizia ribatte che al momento è impossibile perché la figlia ha l’auto e si trova al lavoro. «È proprio di sua figlia che vogliamo parlarle» così aggancia la donna, sfruttando le informazioni da lei involontariamente concesse.

Un incidente stradale

«Al momento si trova in stato di fermo. Distratta alla guida dal telefonino ha investito un anziano provocando la lesione della spina dorsale, i parenti della vittima hanno sporto denuncia» seguita precisando il nome e l’età della presunta vittima. La donna va in confusione ma nel frattempo afferra lo smartphone e mantenendo la conversazione dall'apparecchio fisso chiama contemporaneamente la figlia che però non risponde.

La denuncia in caserma

Si inquieta. A questo punto convinta dalle parole del carabiniere dice che contatterà l’altro figlio, avvocato, affinché li possa raggiungere in caserma. Contemporaneamente avvia la telefonata dallo smartphone. L’altro figlio risponde e assiste alla conversazione della madre con l’interlocutore che conferma che lo avrebbe chiamato a stretto giro.

Il cambio di identità

Ed è così che accade. Nel giro di pochi secondi parte la seconda telefonata. Questa volta però il carabiniere si qualifica come l’avvocato Zino, legale dei parenti della vittima. La chiamata da numero anonimo assieme al cambio di identità non convince il figlio che mette giù senza concedere tempo al truffatore di procedere oltre nel tentativo di adescamento.

La truffa

Quest’ultimo non si dà per vinto, chiama un altro paio di volte, nel frattempo la madre riesce a mettersi in contatto con la figlia che rassicura: «Nessun incidente, sono al lavoro». «Sono convinta che se fosse riuscito a proseguire nella conversazione mi avrebbe chiesto una somma di denaro per non sporgere denuncia» racconta la donna ricostruendo il tentativo di truffa, amareggiata e ancora allarmata perché negli attimi di concitazione ha comunicato dati sensibili della figlia.

Informazioni trafugate

«In simili contesti, non riesci ad essere razionale» ammette. A mente fredda si è poi convinta del fatto che le informazioni in possesso del truffatore potrebbero essere state trafugate dal database in uso alla compagnia telefonica. L’utenza di telefonia fissa è intestata al marito, di cui non a caso l’interlocutore conosceva nome e cognome e anche l’indirizzo di residenza ma errato.

Il civico sbagliato

«Il numero civico è sbagliato, lo stesso errore commesso dal truffatore. Abbiamo più volte chiamato la compagnia telefonica per farlo correggere. Chi ha chiamato ha riferito lo stesso numero». La voce di un uomo sulla quarantina, specifica Patrizia, con un accento non calabrese. La donna si è rivolta ai carabinieri e alla polizia postale per sporgere denuncia. Le è stato confermato che purtroppo si tratta di un fenomeno molto diffuso, bersaglio principale è la popolazione anziana a cui viene fatto credere di avere figli o parenti in pericolo di vita per estorcere somme di denaro.