«C’è un livello che a Vibo Valentia è pesantissimo ed è quello della massoneria. Abbiamo cercato di documentarlo e cercheremo di continuare a farlo perché questo è un nostro cavallo di battagliamio in particolare perché le avevo fatte anche a Messina le indagini sulla massoneria deviata. Qui a Vibo Valentia questo fenomeno è rilevantissimo, quindi dove non arriva la criminalità organizzata, in quella che dovrebbe essere la parte buona della società, arriva la massoneria, quella legittima, quella illegittima e quella, purtroppo, deviata. Questo determina un grande scoramento anche nella parte sana della società vibonese». Le parole del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo compaiono nei resoconti dell’ultima missione della Commissione antimafia in città.

Dagli atti della missione – che il network LaC ricostruisce per la prima volta – emerge il forte interesse investigativo nei confronti delle logge ed anche dei cavalierati. Un fenomeno sul quale gli inquirenti hanno acceso i riflettori individuando le varie obbedienze come una forma di potere capace di determinare le sorti di un’intera città.

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Ad aprire il tema era stato, in sede di audizioni, l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, il quale aveva rappresentato come «la città di Vibo Valentia presenti una concentrazione di logge massoniche particolarmente rilevante. All’interno di questo mondo – aveva affermato il presidente dell’antimafia – si sostiene vi sia una massoneria deviata, all’interno della quale proliferano i cosiddetti colletti bianchi, capaci di dialogare con il mondo della politica, che è quel mondo che di fatto concorre a orientare l’affidamento di opere pubbliche, l’assegnazione di gare d’appalto e via dicendo. Tutto questo ha una rilevanza relativamente all’oggi per i Consigli comunali su cui si stanno addensando nubi all’orizzonte? Per quello che si legge su fonti aperte – aveva concluso l’allora presidente della Commissione antimafia – sono diversi i Consigli comunali che presentano situazioni ben rimarchevoli e forse, al di là del lecito, con parentele, vicinanze e frequentazioni quantomeno disdicevoli». 

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Gli avvenimenti degli ultimi mesi e delle ultime settimane – in ordine ai Consigli comunali del Vibonese sotto “osservazione” per infiltrazioni mafiose – hanno dato ragione a Nicola Morra.

A tale domanda del presidente dell’Antimafia era stato quindi l’allora prefetto di Vibo, Francesco Zito, a svelare che nei mesi precedenti (siamo nel 2020) la Prefettura aveva già inviato una nota alla Commissione parlamentareriguardo la massoneria vibonese. «Non abbiamo aggiornato tale nota – aveva rivelato Zito – poiché è rimasta valida. Noi sappiamo bene, e in quella nota viene specificato, quali sono le logge che si sono succedute nel tempo, quali sono aperte e quali sono attive». Continua a leggere sul Vibonese.