Il sindaco ha trasferito i ragazzi delle elementari in un altro plesso per procedere all'adeguamento antisismico. Ma la dirigente, contraria alla scelta del primo cittadino, ha deciso di ricorrere al Tar
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Una disputa tra il comune e la dirigente dell'istituto comprensivo costringe gli scolari della primaria di San Vincenzo la Costa alla didattica a distanza, poiché il plesso individuato per ospitare i bambini ed all'uopo adeguato alle norme anti-Covid dall'amministrazione, è ritenuto dalla preside non idoneo poiché esposto ad un presunto rischio idrogeologico.
Il coronavirus non c'entra
La diatriba è finita nelle aule del Tar di Catanzaro ed è destinata a protrarsi a lungo, almeno fino alla prossima estate, condannando i piccoli a rimanere a casa. Il coronavirus in questa storia non c'entra. E paradossalmente trae origine da una circostanza favorevole, almeno sulla carta: quella di una serie di finanziamenti intercettati dal piccolo centro dell'appennino paolano per adeguare gli edifici scolastici alle nuove e più stringenti norme antisismiche. Tre sono i plessi destinatari degli interventi: quello di Via Gramsci in paese, quello della frazione Gesuiti e quello di Via Ugo Foscolo in località San Sisto dei Valdesi.
Trasferimento non gradito
Il sindaco, Gregorio Iannotta, provvede ad istruire le pratiche per appaltare i lavori relativi al primo intervento in calendario, da eseguirsi nella scuola del paese. Per cui delibera il temporaneo trasferimento della comunità scolastica, un centinaio tra scolari e personale ausiliare, nel plesso di San Sisto nel frattempo rimasto vuoto per mancanza di alunni. Incontra però le resistenze della dirigente, Sandra Grossi la quale sostiene che tale sede non sia idonea poiché ubicata in area a rischio di frana.
Mediazione inutile
Della questione, attraverso vari passaggi burocratici, si sono interessati tra gli altri il Prefetto Cinzia Guercio e l'Autorità di Bacino investita al riguardo dalla Protezione Civile: «Dopo le verifiche effettuate nessuno degli enti e delle istituzioni interpellate ha inibito l'esercizio delle attività didattiche in questo plesso. Soprattutto da nessun documento risulta sia posto in zona R4» spiega il primo cittadino.
Le prescrizioni del Pai
Ed in effetti le cartine del Pai, il Piano per l'assetto idrogeologico in vigore, mostrano un vincolo nell'area di San Sisto dei Valdesi ma a sud-ovest dell'edificio e soltanto la relativa fascia di rispetto, la cosiddetta zona cuscinetto tra la porzione di territorio a rischio e quella in sicurezza, arriva a lambire un muro di contenimento adiacente il cortile della scuola.
La Regione si è già espressa
«Tanto che la Regione, nel 2015 - afferma Iannotta - rifiutò al comune uno specifico finanziamento riservato ad interventi di messa in sicurezza di questa struttura sotto il profilo della stabilità, proprio perché non ubicato in zona R4». La dirigente però la pensa diversamente. Ed anche per cautelarsi nel caso si verificasse uno sventurato evento calamitoso, ha deciso di rivolgersi al Tribunale Amministrativo.
La sospensiva del Tar
Il Tar ha subito applicato la misura cautelare di sospensione della delibera con cui il Comune aveva proceduto al trasferimento degli scolari da Via Gramsci alla frazione di San Sisto dei Valdesi inaudita altera parte. Tradotto in soldoni significa che il giudice, senza entrare nel merito e senza ascoltare le ragioni dell'amministrazione, ha ordinato di non utilizzare il plesso a rischio di frana e di riportare i bambini nel precedente edificio. Dove però gli imminenti lavori di adeguamento non consentono di svolgere le lezioni.
«Non ci sono alternative»
Né i piccoli possono essere dirottati nella scuola dell'infanzia di Gesuiti dove non ci sono gli spazi per rispettare le norme anti-Covid. Per cui sono costretti alla didattica a distanza. «C'è rabbia e amarezza - chiosa il sindaco Gregorio Iannotta - Con entusiasmo siamo riusciti ad avere le risorse per mettere a posto le nostre tre scuole e ci siamo dati da fare per dare il via alle lezioni puntualmente il 24 settembre. In questo primo scorcio di anno scolastico non ci siamo mai fermati per la pandemia. Ad imbrigliarci è stata invece questa inestricabile trappola burocratica».