VIDEO | Le toghe lasciano le Corti d’Appello durante l’intervento dei rappresentanti dell’esecutivo Meloni: «Difendiamo la Costituzione. Questa politica descrive il pm come un nemico pubblico»
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È accaduto sia a Catanzaro che a Reggio Calabria: in occasione di entrambe le inaugurazioni dell’anno giudiziario i magistrati, dopo un sit-in che ha preceduto la cerimonia, hanno protestato all’indirizzo del governo abbandonando le due aule.
La protesta a Catanzaro: difendiamo la Costituzione
Come previsto dalla proposta di protesta organizzata dall’Associazione nazionale magistrati, le toghe del distretto della Corte d’Appello di Catanzaro, hanno lasciato l’Aula Magna nel momento in cui ha preso la parola Ernesto Napolillo, rappresentante del ministero della Giustizia. Una rimostranza simbolica nel non voler ascoltare la relazione e gli interventi programmatici proposti dal dicastero retto da Carlo Nordio, fautore della riforma costituzione della giustizia che prevede anche la separazione delle carriere tra funzioni requirenti e giudicanti.
Questa mattina i magistrati aderenti, circa 50, hanno organizzato un simbolico presidio davanti alla Corte. Si sono presentati in toga, con la costituzione in mano – quasi a volerla proteggere – e la coccarda tricolore appuntata sul petto. Ai due lati dell’ingresso della Corte sono stati affissi i manifesti con due frasi di Calamadrei. Una recitava: «In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Questa non è una carta morta è un testamento, un testamento di centomila morti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione».
La protesta a Reggio Calabria: «Contro di noi attacchi gratuiti»
Anche in Corte d’Appello di Reggio Calabria a prendere la scena durante la celebrazione dell’avvio dell’anno giudiziario è stata la protesta dei magistrati che, durante l’intervento del rappresentate del Ministero della Giustizia, si sono alzati toga sulle spalle, Costituzione in mano e coccarda tricolore appuntata sul petto, per dire no alla riforma della giustizia. Hanno protestato aderendo alla manifestazione indetta dall'Anm. «La nostra contrarietà alla riforma - ha affermato una sostituta procuratrice Chiara Greco - l'abbiamo provata a esprimere in tutte le sedi possibili anche cercando un dialogo con il governo e col Parlamento. Il Csm ha espresso parere negativo, peraltro già anticipato in numerose sedi rispetto a questa riforma, ma purtroppo le nostre obiezioni non hanno mai avuto riscontro. Non soltanto assistiamo quotidianamente a attacchi gratuiti e spregiudicati, fatti anche da importantissimi rappresentanti delle istituzioni, alla magistratura tutta e soprattutto alla figura del Pubblico Ministero che viene additato quasi come un nemico pubblico, un super poliziotto. Quindi riteniamo che sia nostro dovere far sentire alla collettività la nostra contrarietà e far sentire la nostra voce e la nostra opinione».
Una protesta sostenuta anche dalla presidente di sezione Silvia Capone che ha ribadito la necessità di garantire ai cittadini una giustizia puntuale che non viene, invece, contemplata dalla riforma. «Noi ci sentiamo già liberi non riteniamo che questa riforma possa aumentare la libertà ma piuttosto limitare l’indipendenza della magistratura e il nostro timore è proprio questo. È mancato un dialogo con il Governo».
Si sono alzati abbandonando l’aula e hanno confermato come questa riforma intacchi i valori costituzionali.