Oltre 800 morti dall'inizio dell'anno sulle rotte dell'immigrazione, quasi 5 al giorno. È il conteggio fatto da Unhcr, l'Agenzia Onu per i rifugiati, l'Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, e l'Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, che esprimono «profondo cordoglio» per le decine di vittime di due nuovi naufragi nel Mediterraneo.

Nel primo le vittime accertate sono 10, e avrebbero perso la vita per soffocamento sul ponte inferiore dell’imbarcazione su cui viaggiavano. 51 sopravvissuti sono stati portati in salvo a Lampedusa dalla nave Nadir dell’Ong Resqship, che ha soccorso la barca di legno partita dalla Libia. I loro Paesi di origine sono Siria, Egitto, Pakistan, Bangladesh. Il secondo naufragio questa notte tra la Grecia e la Calabria. Dopo essere stati soccorsi da un peschereccio e trasferiti su un mercantile, 11 superstiti sono stati soccorsi dalla Guardia costiera nello Jonio e portati in salvo a Roccella Jonica insieme al corpo  senza vita di una donna. Decine i dispersi.

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Secondo la ricostruzione dei sopravvissuti, il motore dell’imbarcazione, partita otto giorni prima dalla Turchia, si sarebbe incendiato, facendo rovesciare lo scafo a 110 miglia nautiche dalle coste italiane. I superstiti e i dispersi in mare provengono da Iran, Siria e Iraq. Tra i sopravvissuti, 2 bambini accompagnati e 2 donne.

«Tanti - aggiungono Unhcr, Oim e Unicef - gli appelli inascoltati a potenziare risorse e capacità per le operazioni di ricerca e soccorso in mare a supporto della Guardia costiera italiana. Ogni naufragio rappresenta un fallimento collettivo, un segno tangibile dell’incapacità degli Stati di proteggere le persone più vulnerabili. A tre giorni dalla Giornata Mondiale del Rifugiato con la quale si ricorda il dramma di 120 milioni di persone costrette a fuggire da guerre, violenze e persecuzioni, questi nuovi incidenti in mare, che coinvolgono rifugiati e migranti, risultano quanto mai inaccettabili».

Oltre alla necessità urgente di un sostegno europeo alle operazioni di ricerca e soccorso, è fondamentale, sottolineano Unhcr, Oim e Unicef «promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione Europea per le persone migranti e rifugiati, affinché non siano costrette a rischiare la vita in mare».