Festa della Liberazione senza cortei e manifestazioni. Il Presidente della Repubblica: «Fare memoria di quelle pagine decisive della nostra storia significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale»
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Un 25 aprile senza celebrazioni di piazza. L'emergenza coronavirus si abbatte anche sulla festa della Liberazione, per la prima volta senza cortei e manifestazioni, i fiori e le corone di alloro deposti in solitaria, o con la mascherina sul volto, in ossequio alle disposizioni del lockdown.
A non cambiare, però, è la voglia di ricordare storia e valori che sono patrimonio del Paese e della sua identità, i canti e le fiaccolate trasferite sul web per un pieno di memoria che rende unico questo 75esimo anniversario.
La Resistenza, La Liberazione e la fine della "follia" nazifascista fanno parte della storia della Repubblica, ne costituiscono una «riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale» che oggi, ancora una volta, deve fornire al Paese quella potente energia comune - ben rappresentata dal Tricolore - per affrontare insieme la fase di rilancio del Paese in continuità con i valori del 25 aprile.
Il presidente della Repubblica interviene con nettezza sulla festa della Liberazione smussando ogni polemica - peraltro confinate in marginali ambienti di estrema destra - preferendo piuttosto usare quel serbatoio di valori che nacque dalla lotta di liberazione come propulsore ideale di una ripresa dall'emergenza coronavirus. Una ripartenza che dovrà per forza essere simile a quella che l'Italia seppe mettere in campo sin dal primo dopoguerra.
In una giornata di ricordo e celebrazione che il Covid19 ha tolto dalle piazze per confinarla nelle case, Sergio Mattarella si sintonizza sulle vere preoccupazioni degli italiani cercando l'inevitabile raccordo tra i disastri di allora e le difficoltà di questi mesi.
Per questo il capo dello Stato elogia i combattenti della "prima linea" che oggi sono medici, infermieri, operai e quanti stanno facendo andare avanti il Paese.
Tutte questi cittadini «manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese».
E se a quei tempi, scrive Mattarella in un continuo rimando tra passato e presente, «con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale, l'Italia ha superato ostacoli che sembravano insormontabili», oggi «la nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite».
Uniti e solidali quindi per passare ben oltre la Fase 2: «serve una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale e a questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore».
«Il settantacinquesimo anniversario della Liberazione è - sottolinea il presidente - data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione. Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore».
L'Italia, ricorda Mattarella, si è dotata «di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista».
Questo è il messaggio lanciato dal Quirinale per una festa della Liberazione che, per la prima volta, si vivrà senza cortei e manifestazioni, con fiori e corone di alloro deposti in solitaria, in ossequio alle disposizioni del lockdown. Ma che tutti potranno celebrare partecipando dagli schermi a "#Bellaciaoinognicasa", il flashmob promosso dall'Anpi per le 15.