Bartolomeo Musicò quegli anni terribili di attacco allo Stato li ha vissuti in prima linea, anzi sulla linea di fuoco. E dal fuoco della criminalità organizzata calabrese è stato ferito, quasi ucciso: «Penso che il processo non sia finito qui, ci saranno sviluppi»
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Bartolomeo Musicò quegli anni terribili di attacco allo Stato da parte della ‘ndrangheta li ha vissuti in prima linea, anzi sulla linea di fuoco. E dal fuoco della criminalità organizzata calabrese è stato ferito, quasi ucciso. Sabato, per la seconda volta in pochi anni, si è sentito bene: due dei mandanti delle cosiddette stragi continentali solo stati condannati all’ergastolo, anche in appello.
Il boss del mandamento di Brancaccio di Palermo Giuseppe Graviano e il rappresentante del clan Piromalli di Gioia Tauro Santo Rocco Filippone sono stati condannati al carcere a vita nel secondo grado del processo 'Ndrangheta stragista, andato a sentenza sabato scorso, per il duplice omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo.
Il processo | ‘Ndrangheta stragista, ergastolo confermato per Graviano e Filippone: la sentenza
«Mi aspettavo e speravo nella conferma dell’ergastolo» ha dichiarato a caldo Musicò ai microfoni di lacnews24. È uno sguardo commosso e pieno di speranza quello del carabiniere, sopravvissuto all’agguato compiuto la sera del primo febbraio 1994, mentre pattugliava la Statale 106 insieme al suo collega Salvatore Serra. Il militare ha visto scrivere sotto i suoi occhi un pezzo di storia che lo ha visto protagonista. Una storia fatta di sangue, stragi e terrore.
I due carabinieri vengono feriti, ma riescono a sopravvivere. Musicò non ha perso un’udienza di questo lungo processo che, però, ha restituito giustizia alle vittime e non solo.
«Io penso che il processo non sia finito qui. Penso che ci siano, anzi, ci saranno e me lo auguro delle conseguenze perché ascoltando tutte le udienze, anche se distante da Reggio Calabria, ho intuito che sicuramente ci saranno sviluppi».
«Dopo trent’anni è rimasto solo il ricordo – ha detto Musicò – anche se giustamente diciamo sotto la data dell’uno febbraio ci sono sempre ricordi particolari. Ricordo sempre quella serata, però, chi ha una buona famiglia al fianco riesce a superare il tutto. Naturalmente il pensiero va sempre ai colleghi che, purtroppo, non ci sono più. E non mi riferisco solo a Fava a Garofalo ma tutti quelli che hanno subito dei danni seri dalla criminalità».