Rilanciare le attività istituzionali utili a preservare il patrimonio storico e culturale delle comunità arbëreshe calabresi: è questo lo spirito che anima la Fondazione Comunità arbëreshe che nei giorni scorsi ha subìto delle modifiche statutarie per rendere l’organismo «meno ingessato».

E proprio dei valori tramandati in sei secoli di storia degli arbëreshë si è parlato oggi, nel corso dell’approfondimento giornalistico “Dentro la notizia” condotto da Pier Paolo Cambareri ed andato in onda su LaC Tv (rivedi la puntata). Ospite della puntata Ernesto Madeo, sindaco di San Demetrio Corone e commissario da due anni – in attesa della nomina dei nuovi organi – della Fondazione.

«Quello di commissario della fondazione è un percorso lungo due anni ed affidatomi dal presidente della Regione – spiega Madeo –. Grazie anche all’assessore alle minoranze linguistiche, Gianluca Gallo ed al consigliere regionale delegata ai rapporti con le minoranze, Pasqualina Straface abbiamo avviato un lavoro impegnativo che ha visto insieme Regione, e tutti i sindaci delle comunità arbëreshe delle province di Cosenza, Crotone e Catanzaro. Da quei tanti incontri è venuta fuori anche la necessità di rivedere lo statuto della Fondazione per renderla meno ingessata»

Il nuovo ordinamento statutario prevede la nomina di un presidente, «da parte governatore da parte su segnalazione dell’assessore alle minoranze linguistiche. Il nuovo presidente a sua volta convocherà l’assemblea di tutti i sindaci per la nomina di un consiglio di amministrazione, un revisore dei conti e la struttura tecnica di gestione della Fondazione. Adesso siamo in attesa che si nomini un presidente – spiega ancora Madeo – che porti avanti il percorso intrapreso, con una serie di iniziative».

Tutta una serie di attività organizzate negli ultimi due anni dalla Fondazione ha messo in evidenza il mondo arbëreshe. Progetti, racconta il sindaco di Ernesto Madeo, «apprezzati anche dal presidente dell’Albania, Bajram Begaj, in visita in Calabria ad aprile scorso. Nel suo secondo viaggio nella nostra regione, il presidente albanese ha potuto osservare un mondo che gioisce, dinamico, vivo, che rappresenta sei secoli di storia. Col presidente abbiamo imbastito un percorso culturale, con l’obiettivo di recuperare le tradizioni ma anche di sviluppare economicamente i territori». Il presidente Begaj tornerà «a fine giugno – rivela Madeo – per recarsi nelle comunità arbëreshe non ancora visitate, ma anche nelle Prefetture e nelle Province, e poi concluderà in Regione».

«Rendere obbligatorio l’insegnamento della lingua arbëreshe nelle nostre scuole»

In questi anni di confronto tra sindaci, spiega poi il primo cittadino di San Demetrio Corone, la priorità emersa è stata quella di salvaguardare una lingua che sta iniziando a scomparire. «La nostra lingua – sottolinea – non trova più l’insegnamento di una volta nelle famiglie, in cui si parlava arbëreshe e italiano. Oggi i giovani vivono in un’altra dimensione, e la lingua si sta perdendo. Per questo dobbiamo fare in modo che l’insegnamento dell’arbëreshe diventi obbligatorio nelle nostre scuole, così da poter conservare una tradizione che si tramanda da sei secoli».

Dal 1500, insomma, la Calabria è il vero custode della lingua albanese, «più dell’Albania stessa. Ci è stato riconosciuto il lavoro di conservazione e mantenimento della lingua, anche perché l’Albania ha subìto guerre, dominazioni, passaggi di popoli che hanno modificato ed evoluto l’albanese, mentre noi l’abbiamo conservato com’era».
Ernesto Madeo evidenzia anche quanto siano importanti le attività di programmazione della Fondazione, tese alla valorizzazione del modo arbëreshe, come il Festival di San Demetrio Corone, giunto alla 43a edizione. Quest’anno durerà tre giorni e contemplerà anche dei talk con le istituzioni.

“Il coraggio della restanza”

Il sindaco Madeo è anche autore del libro “Il coraggio della restanza”, scritto a quattro mani con sua moglie, Rosina Santo.
«Il volume racconta la mia storia di imprenditore, partita 22 anni fa da un’idea, un sogno che era quello di poter restare nel proprio territorio. Mi sono battuto, perché non è semplice fare impresa in Calabria, tanto meno nelle comunità interne, falcidiate dalla carenza di servizi e di collegamento».
«Abbiamo bisogno di attenzioni – conclude Ernesto Madeo – perché se non si forniscono servizi alle comunità interne ed alle imprese che insistono sul territorio, non risolveremo il problema dello spopolamento».