L’evento, per quanto ritenuto imprevedibile, era invece prevedibilissimo. Le abbondanti piogge a monte delle gole erano note a tutti. Quello che è successo ieri, dunque, è avvenuto perché nessun protocollo della sicurezza era obbligatorio. Ignorata anche l’allerta meteo. Dalle istituzioni solo esternazioni paradossali come quella del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Calabria
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La tragedia delle gole di Raganello di Civita ha profondamente sconvolto la Calabria e il Paese. Una strage che ha inferto un traumatico colpo al morale già basso di questa malinconica estate calabrese all’insegna di quotidiani temporali. Il giorno dopo un tragico evento come quello di Civita si ripropone il grottesco cliché all’italiana sulle responsabilità. In questo caso riguarda la prevenzione e la sicurezza. Conosco le gole di Raganello ai piedi del parco del Pollino, un ambiente bellissimo e suggestivo. Circa quattro anni fa in compagnia di un gruppo di amici ho avuto modo di risalire le gole. Un percorso impegnativo ma per niente pericoloso. Possono farlo adulti e bambini senza particolari rischi. Non ci sono protocolli di sicurezza, se non quello di indossare un casco (non obbligatorio) per tutelarsi dalla caduta di qualche sasso che potrebbe venir giù dalle ripide sponde delle gole. Tutto o quasi è lasciato alla libertà e al buon senso degli escursionisti. Per chi lo ritenesse, una volta arrivato a Civita, può richiedere il supporto di una guida nell’escursione lungo il canyon. Quello che è successo ieri, dunque, è avvenuto perché nessun protocollo della sicurezza era obbligatorio.
L’evento, per quanto ritenuto imprevedibile, era invece prevedibilissimo, le abbondanti piogge a monte delle gole erano note a tutti. La possibilità di una piena, altrettanto prevedibile, la stessa piena che poi si è riversata in un alveo stretto come quello del torrente Raganello, con il suo carico di fango e detriti proveniente da nord. Inoltre ieri era stato diramato anche un’allerta meteo. Le responsabilità debbono essere ricercate in questa superficialità, approssimazione e sulla mancata informazione agli escursionisti del rischio piena. La piena ha investito due gruppi di malcapitati escursionisti, uno dei quali, tra l’altro, supportato da una guida, il quale, ha perso la vita insieme agli altri sfortunati escursionisti. È evidente che, qualora sì accertassero responsabilità di terzi, vanno ricercate in questa mancata informazione preventiva. Molto probabilmente da domani si cambierà registro, ma come sempre accade in questo grottesco Paese, si corre ai ripari dopo morti e feriti.
Il rischio in queste ore è che, a causa di un evento tragico del genere, venga travolto e annientato un modello di sviluppo turistico costruito a Civita intorno al patrimonio naturale delle gole del Raganello. Civita è un bellissimo borgo ai piedi del monte Pollino che, grazie ad una buona politica di sviluppo turistico, sta rinascendo economicamente. Negli ultimi anni sono sorti alberghi, bed&breakfast, pensioni, ristoranti. Insomma un discreto indotto legato all’ospitalità. Il tutto, legato alle escursioni delle gole del Raganello. Le escursioni sono sicure, nel percorso non ci sono rischi ne’ per gli adulti ne’ per i minori. Bisognava applicare dei protocolli di sicurezza e controllare il flusso delle escursioni. Misure, fino ad oggi, inesistenti.
Ora tutti esternano e danno lezioni di vita e di comportamento, compresa quello del Garante regionale dell’infanzia, il dottor Marziale, che accusa di imperizia gli adulti escursionisti rei di non aver consultato i bollettini meteo. Onestamente, tali dichiarazioni sono paradossali. La prevenzione, le regole, le dettano i sistemi e le istituzioni. Il resto sono chiacchiere vuote e, per certi versi, inutili. In Italia se la quantità delle dichiarazioni da parte dei rappresentanti delle istituzioni fossero direttamente proporzionali al rispetto delle regole, potremmo essere la nazione più sicura al mondo. E, invece, siamo la più scalcinata. Quanto è successo, purtroppo, è la conseguenza dell’approssimazione di coloro che avrebbero avuto il dovere di prevenire i rischi e non lo hanno fatto. Questa tragedia oggi è successa in Calabria ma pur sempre nel contesto di un’approssimazione tutta italiana. La stessa approssimazione che ha fatto venir giù il ponte di Genova e altri ponti lungo le nostre autostrade, la stessa approssimazione che non è riuscita a prevenire le tragedie sulle Alpi del Trentino, della Valle D’Aosta a causa delle slavine. In Italia non si previene, ma si corre ai ripari. E spesso, se non sempre, lo si fa in maniera maldestra.
Pasquale Motta