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Ed alla fine il messaggio politico è arrivato. Forte, chiaro e diretto. I cittadini del Comune di Ricadi, chiamati a pronunciarsi sul cambio di denominazione del comune da Ricadi in “Ricadi-Capo Vaticano”, ne hanno approfittato per esprimere attraverso il voto il proprio dissenso sia verso l’operato dell’attuale amministrazione comunale, sia verso colui che ha voluto tale referendum consultivo, ovvero il consigliere regionale del Pd Michele Mirabello. Questo il dato che – al netto di ipocrisie e “vendette” politiche personali da parte di chi alle scorse amministrative non è riuscito neppure a mettere in campo una lista per concorrere alle elezioni – emerge con forza dall’esito del referendum. I cittadini - più che No al cambio del nome del comune, che nulla avrebbe tolto alla storia, alle tradizioni ed all’identità dei luoghi - hanno voluto manifestare attraverso il voto contrario alla proposta il loro malcontento per i problemi irrisolti a quasi un anno dall’insediamento della nuova amministrazione comunale. Amministrazione per molti versi in linea di continuità con le precedenti ed uscita vittoriosa lo scorso anno solo grazie all’aiuto di una “lista civetta” messa in piedi per permettere di superare il quorum e rendere così valido il turno elettorale.
In continuità perché i problemi che la nuova amministrazione guidata da Giulia Russo – e che nelle ultime settimane è scesa direttamente in campo per sponsorizzare il referendum voluto da Michele Mirabello – si trova a dover affrontare e risolvere restano quelli di sempre: rifiuti, degrado urbano, depurazione, strade fatiscenti, abusivismo edilizio, acqua sporca dai rubinetti di diverse abitazioni di Santa Domenica, accesso alle spiagge. Significativo, sotto l’aspetto politico, è pure la circostanza che il No abbia vinto di gran lunga a Santa Domenica, dove risiede il sindaco, e nel capoluogo di Ricadi.
Le ragioni del No. Non era sicuramente questa l’occasione per esprimere il gradimento verso l’operato dei politici locali, eppure i cittadini l’hanno fatto ugualmente ed il dato non va per nulla trascurato. Gli abitanti del comune di Ricadi hanno fatto chiaramente intendere di non gradire trovate che, pur se possono essere in teoria animate dalle migliori intenzioni, vengono invece viste e vissute come “propagandistiche” e “pubblicitarie”, specie se prima non vengono affrontati e risolti in maniera seria ben altri problemi che attanagliano il territorio. Questo il dato che emerge ed il “messaggio” che viene inviato agli amministratori ed ai politici locali. Prima le strade – primo “biglietto da visita” per qualunque località, specie turistica -, prima il mare pulito, prima la lotta all’abusivismo edilizio, prima la pulizia di strade e spiagge, prima una depurazione che funzioni e poi tutto il resto: che si chiamino luminarie di Natale o modifica del regolamento sui matrimoni civili per permettere le nozze in spiaggia al bassista di Gigi D’Alessio oppure modifica del regolamento per i vigili urbani.
Per fare capire tutto ciò a chi attualmente amministra la cosa pubblica, i cittadini hanno preferito – sbagliando – utilizzare un referendum che avrebbe di fatto istituzionalizzato quanto è già nella realtà dei fatti: indicare l’intero comprensorio del comune di Ricadi anche con il nome di Capo Vaticano. Non una soluzione ai problemi dell’economia del territorio e neanche un modo per “rilanciare l’economia turistica di Ricadi e dintorni” – come pure qualche politico locale è andato ripetendo per “sponsorizzare” il referendum -, ma comunque un qualcosa di per sé non negativo. Il dato comunque è arrivato ugualmente e male farebbe l’amministrazione comunale, e lo stesso Michele Mirabello, a sottovalutare il dato politico che esce fuori dal voto di ieri: più sostanza e meno passerelle.
Da dove ripartire? Nessuno nega l’impegno degli amministratori e la loro presenza costante in Comune – sindaco in primis – ma dopo un anno di amministrazione se fra la popolazione il malcontento si manifesta con tali modalità evidenti, il dato non va sottovalutato. Ripartire dunque subito dai problemi irrisolti, quelli veri e reali, ad iniziare dall’aspetto generale del territorio in vista delle prossime festività pasquali. Se si continuerà, invece, a preferire trovate dal sapore decisamente “propagandistico”, il malcontento non potrà che aumentare. Accanto a ciò, occorrerebbe prendere prese di posizione nette e decise senza ambiguità: la vicenda dello smontaggio dei chioschi per paura di un intervento della Commissione parlamentare antimafia (per dirne solo una) è in tal senso emblematica di un’ambiguità di fondo se solo si considera che nei ricorsi dinanzi al Tar per difendere l’operato dei proprietari dei chioschi contro il Comune, in un caso ed in una prima fase fra i legali figurava pure il principale sponsor politico dell’attuale amministrazione (che ha poi rinunciato per evidenti motivi di opportunità).
La nota stonata. Fra le “note” stonate della notte referendaria di Ricadi non si possono infine non segnalare le modalità dei “festeggiamenti” di alcuni sostenitori del No. Slogan a dir poco indecenti verso gli “avversari” e macchine a clacson squillanti persino nei pressi dell’abitazione di una famiglia in lutto per la prematura scomparsa di un loro caro ben conosciuto in tutto il paese. Fa riflettere che fra coloro che hanno “festeggiato” in tale modo incivile una “vittoria” che di vittorioso ha davvero ben poco (si votava per aggiungere il nome di Capo Vaticano a Ricadi e nulla più) vi erano anche coloro che non sono riusciti neanche a presentare una lista per competere alle elezioni comunali, lasciando così campo libero a Michele Mirabello e compagni. Personaggi, di destra e di sinistra, che avrebbero fatto meglio ad utilizzare le loro energie per scopi migliori e più nobili. Un’occasione persa per tutti, quindi. Ricadi – principale località turistica del Vibonese insieme a Tropea - è purtroppo anche questa.
Giuseppe Baglivo