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Mario Oliverio ha reportariato alla Calabria i primi due anni del suo lavoro alla guida della Regione. Una iniziativa incastrata in una fase politica non semplice per il governo regionale, costretto a muoversi tra gli effetti collaterali della sconfitta referendaria, i rulli di tamburi del partito romano sull'orlo di una scissione, una fetta di maggioranza che spinge verso un rimpasto, il PD calabrese a guida Magorno sempre altalenante tra lealtà e slealtà al Governatore. Insomma, una miscela politica micidiale, un mix di circostanze e situazioni che potrebbero avvolgere la coalizione di Oliverio in una spirale distruttiva.
Preoccupazioni non sottovalutate dallo stesso Oliverio, il quale prima di indire l'iniziativa del report si è preso il tempo necessario. Alla fine però Oliverio ha chiamato e, a dispetto dei gufi, la Calabria ha risposto. In una sala della cittadella piena fino all'inverosimile, Oliverio ha snocciolato cifre e programmi attuati o perlomeno programmati. Prima di lui, una serie di testimonianze imprenditoriali e amministrative, considerate eccellenze, avevano fatto il punto, esaltando la sensibilità del presidente verso esperienze innovative sia nel campo amministrativo che in quello imprenditoriale.
L'establishment calabrese c'era tutto. Direttori delle testate giornalistiche, imprenditori, rappresentanti delle categorie sociali ed economiche. Quella del governatore è stata una relazione meno intrisa di propaganda, meno retorica e più realista, o meglio, più consapevole del momento particolare e degli umori che serpeggiano nella società calabrese e che, allo stato, non promettono nulla di buono per la politica tradizionale. "Abbiamo preso in mano una macchina che correva veloce e contro senso e abbiamo dovuto rimetterla in una giusta carreggiata riparandola senza fermare la corsa", quasi a voler giustificare la non percezione di quel cambio di marcia tante volte invocato ma non avvertito dalla gran parte dell'opinione pubblica, e che, oggi, potrebbe rappresentare l'inizio della fine di una esperienza che aveva suscitato non poche aspettative.
Poi il Presidente è passato a snocciolare le cifre di quello che è plausibile ritenere sia il vero punto di forza della sua azione di governo: la programmazione. E nel farlo, vi era contenuta la prima risposta alle critiche di coloro che gli rinfacciano la mancata spesa effettiva della sua programmazione: superare il limite delle precedenti esperienze di programmazione, e cioè la separazione tra la programmazione delle risorse e la realizzazione degli obiettivi. "Non è nostra intenzione ricorrere ai cosiddetti “progetti sponda” - ha proseguito Oliverio - per garantire la rendicontazione della spesa. E’ nostro fermo obiettivo quello di programmare e, contemporaneamente, rendere irreversibile la spesa per programmi che si proiettano oltre la scadenza del mio mandato".
Oliverio ha poi rivendicato per sè il merito di aver recuperato i fondi europei della precedente programmazione, un lavoro analiticamente pubblicato in un opuscolo dettagliato e distribuito ai partecipanti all'incontro della Cittadella. Sul POR 2007-2013: la Calabria stava per perdere oltre 1 miliardo di euro e, invece, secondo il report presidenziale, si è passati da meno della metà della spesa al momento dell'insediamento della presidenza Oliverio, ad oltre il 100% della rendicontazione finale. Cambiano cifre e prospettive con la nuova programmazione. "La Calabria - secondo il Governatore - ha oggi sul tavolo dello sviluppo oltre 9 miliardi di euro frutto di una rigorosa programmazione e di una serrata contrattazione con il Governo nazionale e gli enti di Stato come Anas ed RFI".
Poi il presidente ha evidenziato tutta una serie di condizioni che hanno rimesso al centro del dibattito nazionale "la questione Calabria" e, il fatto che, seppur tiepidi, ci sarebbero dopo questi due anni segnali di miglioramento economico.
Il governatore ha poi concesso qualcosa alla curiosità di editorialisti e retroscenisti mediatici, chiarendo una volta per tutte la sua posizione politica rispetto al governo. Sul nodo Sanità, "siamo in presenza di una situazione paradossale; e cioè che le scelte fondamentali sono in mano alla struttura commissariale, mentre il terminale delle richieste e delle istanze dei cittadini è rivolto a chi governa la Regione".
E’ in virtù di questa contraddizione che il Parlamento ha legiferato per rendere possibile il superamento di questa contraddizione. E poi secco, una sorta di ultimatum: "Ora tocca al Governo applicare e rendere operativa la norma". Detta così, si comprende anche il silenzio e il profilo basso di Oliverio rispetto al rischio diaspora del PD e, dunque, la sua prudenza a buttarsi nella mischia pro o contro Renzi. Insomma in politica è tutto relativo.
Bisogna anche dire che il governatore ha avuto una certa onestà intellettuale quando ha individuato una delle chiavi di lettura che ha reso meno affascinante la sua azione di governo rispetto all'affermazione di una radicale linea di discontinuità con le pratiche politiche del passato, "ho piena consapevolezza che anche una parte, sia pure minoritaria, del voto che mi ha affidato il mandato di governare porta con sè una domanda di conservazione e non una volontà di cambiamento e di innovazione. Un elemento questo che non ha condizionato e non condizionerà la necessaria azione di rottura e di rinnovamento di cui la Calabria ha bisogno". Un passaggio del suo intervento questo molto forte, che solo se si renderà rapidamente operativo potrà mettere Oliverio nella condizione di recuperare una credibilità negli ultimi tempi molto appannata a causa della mancata rottura con il passato nell'andazzo politico-burocratico della Regione Calabria.
La fase uno dunque, si può dire archiviata, la fase due, invece, è appena iniziata, per certi aspetti sarà più difficile della prima, perché va misurata giorno per giorno per dare contezza delle cose affermate in questa affollata iniziativa di un pomeriggio di gennaio del 2017. Di fronte ad Oliverio, dunque, c'è un mare politico aperto ma agitato. Rimpasto, congresso, elezioni politiche e comunali a Catanzaro sono scogli che Oliverio dovrà accuratamente superare. Burocrazia, dirigenti generali, riassetto della Regione, invece sono muri di gomma. Riuscirà il presidente a evitare gli scogli e a bucare i muri di gomma? Al prossimo report dovrà portare questo bilancio ai calabresi.
Pasquale Motta