Il tormento estivo causato da questi insetti nella poesia in vernacolo di un calabrese doc
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Lasciato alle spalle il tempo instabile del mese di maggio (mai come quest’anno il mese mariano è stato così piovoso, con temperature ben al di sotto della media stagionale), insieme ai favori della bella stazione l’arrivo del caldo ha portato sulla pelle di gran parte della popolazione quelle indesiderate macchioline con gonfiore, così irritanti e pruriginose, e in aggiunta antiestetiche, dovute alle punture di zanzare e pappataci.
I medici di famiglia e le farmacie sono costantemente presi d’assalto (senza contare i casi che interessano i più piccoli in cui sovente si è costretti a ricorrere al Pronto soccorso) alla ricerca di rimedi che possano alleviare i malesseri causati da questi animaletti che suscitano così tanta antipatia.
Sono infatti così odiosi che possono trasformare una piacevole serata all’aperto con gli amici o un momento di sacrosanto rilassamento seduti sulla panchina di un lungomare in qualcosa di oltremodo esasperante. Sommando poi il disturbo causato al nostro riposo notturno con quel loro ronzio persistente nelle orecchie che ci accompagna per l’intera nottata e che ci rende insonni. Ritrovandoci al mattino gonfi come zampogne e con gli occhi pesti per la nottataccia.
Per tale motivo, una domanda me la sono posta ed ho voluta porla, con molto rispetto, anche a Chi una risposta di sicuro l’avrà, ma che per il momento a noi non è dovuto conoscerla.
Signuri, senza offesa, ‘na domanda!
(di Rocco GReco)
Signuri, Tu mi scusi, senza offesa
No’ t’a pigghjàri pe’ chista pretesa,
Vorrìa u Ti fazzu sulu ‘na domanda,
Criàsti u mundu cu’ grandi abbondanza
E ogni cosa ô postu soi fu misa.
‘A Terra tutta cinda ‘i ‘na ghirlanda
Cu’ frutti duci e hjùri ad’ogni pianda
E besti d’ogni speci, di forza e d’eleganza
E sapurìti e boni pe’ la panza.
Ma, pe’ l’amuri da’ Vergini Sanda,
‘A zanzara, mi vorrìssi spiegari
Chi catinàzzu la criasti a fari?