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Mario Oliverio può ancora farcela? Noi riteniamo di sì, e ciò, al netto di problemi, limiti ed errori politici di questi primi due anni di legislatura.
Nel nostro editoriale di fine anno avevamo sostenuto che si vedono all’opera due modelli di governo: uno impostato a medio e lungo termine e, dunque, non percepito dall’opinione pubblica ma sul quale si può sostanzialmente esprimere un giudizio positivo, soprattutto per quanto riguarda la spesa comunitaria, e un altro modello, impostato sull’azione quotidiana, percepito negativamente da parte dei calabresi anche a causa di grossolani errori.
Cosa ha impedito dunque ad Oliverio affinché desse la percezione immediata ai calabresi di essere il protagonista di una stagione di cambiamento? Proviamo a dare delle risposte. Burocrazia regionale da un lato e inadeguatezza del suo partito di riferimento, il PD, dall’altro lato. Questi due fattori, a nostro avviso, rappresentano una zavorra dalla quale il presidente Oliverio si deve al più presto affrancare, altrimenti rischia di esserne travolto. Dalla sua parte Oliverio ha però un fattore: la credibilità. L’uomo è credibile. Per certi aspetti rassicurante. Il sondaggio del Sole 24 ore, al di là del peso dei sondaggi, in qualche modo conferma la nostra valutazione.
L’uomo ha una sua credibilità, un’integrità e una certa dose di prestigio che i calabresi continuano ad apprezzare, e ciò, nonostante la particolare fase storica, l’esito referendario e il vento dei populismi e dell’antipolitica che soffia incessantemente. Un prestigio e una credibilità che dovrà mettere a capitale per dare una svolta radicale alla sua consiliatura e affrontare i tre anni di governo che ha ancora davanti con rinnovata energia. Burocrazia regionale e PD, dunque, rappresentano due macigni sulla strada del recupero di un rapporto virtuoso con la maggior parte dei calabresi. In questo pezzo analizziamo il fattore burocrazia.
Affrontare una radicale riforma della burocrazia calabrese, come peraltro di quella italiana, è impresa ardua e difficile. Mala politica, clientele, compromessi indicibili, hanno costruito nel corso dei decenni un mostro a più teste, difficile da domare e governare, soprattutto da parte della classe politica contemporanea, spesso priva di autorevolezza e di prestigio. Una classe politica che, di fronte alla propria incapacità di riformare, domare e controllare l’establishment della pubblica amministrazione, preferisce trovare con essa dei compromessi al ribasso, magari in cambio di qualche favore. Tutto ciò, alla fine, produce un solo risultato: una burocrazia sempre più forte e inefficiente, una politica sempre più debole e inconcludente.
Una sfida dura e difficile, dunque, aspetta Mario Oliverio anche perché non tutto dipende dalle sue decisioni. Tuttavia, è una sfida che non ha alternative, se il Presidente ha ancora voglia, come noi crediamo, di diventare l’attore principale di un cambiamento necessario e se ha ancora voglia di essere il protagonista di una stagione nuova. Una sfida per la quale, dovrebbe essere pronto, se sarà necessario, a dare una scrollata vigorosa al vertice del suo stesso partito, sia quello regionale che quello nazionale, in relazione ai ritardi della riforma della Pubblica Amministrazione e non solo.
D’altronde, parliamoci chiaro, le difficoltà, gli scivoloni della Giunta e del Presidente, in gran parte sono stati prodotte da spezzoni di questa prepotente e invisibile burocrazia calabrese. Lentezze, inefficienze, corruzione sono componenti costanti che aleggiano sul collo del Governatore che, seppur definito “uomo solo al comando”, è invece, costantemente condizionato da una burocrazia allergica a qualsiasi riforma e alla ricerca di vendetta proprio nei confronti del Presidente Oliverio che, in questi 25 mesi di governo, non ha usato diplomatismi ne lesinato critiche a direttori generali, dirigenti di settore, dipartimenti ecc. D’altronde dai rallentamenti del programma Garanzia Giovani, agli errori dei click sulle piattaforme telematiche, passando dall’agguato mediatico alla Roccisano sul trasferimento delle competenze dalle province, per arrivare allo scontro con Scura (burocrate di Stato) sulla sanità, e ancora, alle vertenze legate ai carrozzoni che ogni giorno producono proteste, o alle veline rifilate ad una certa stampa spesso alimentata da notizie false, tutto ciò, sembra congegnato con l’obiettivo ormai neanche tanto celato di dare colpi all’immagine del governatore e a demolirne la sua azione di Governo.
Siamo convinti che di tutto ciò, Mario Oliverio, sia assolutamente consapevole, d’altronde il suo pensiero sul punto non lo ha mai nascosto, sembra passato un secolo, ma in realtà è solo del luglio scorso una sua dichiarazione nella quale affermava: “Ho avviato una procedura di ridimensionamento dei dipartimenti per cacciare quattro direttori generali e ho dovuto sudare le classiche diciotto camicie. Da quando mi sono insediato mi sono reso conto di quanto sia lenta, farraginosa e condizionante la nostra burocrazia. Snellire le procedure è fondamentale, alleggerire significa dare meno potere alla burocrazia che è stata caricata in modo eccezionale determinando poi quelle situazioni degenerative di cui parla il procuratore Gratteri”. Parole chiare, parole forti. Il tempo e le norme lavorano contro Oliverio, la riforma Madia, in particolare sulle dirigenze e, in generale, tutta la riforma, è finita in un vicolo cieco e, molto probabilmente, dovrà essere rifatta, ergo, significa mani legate per il governatore. Noi speriamo che Mario se la cavi, anche perché, insieme a lui, potrebbe cavarsela questa Regione. Il Governatore giorno 30 presenterà il report dei suoi primi due anni di Governo, seguiremo l’evento e ne daremo doviziosamente conto ai calabresi.
Le problematiche della Calabria sono arrivate ad un grado di gravità che necessitano anche dello sforzo della libera stampa nel contribuire a rendere consapevoli i calabresi di quanto sia difficile per le istituzioni nel tentare di far risalire la china a questa terra, e ciò, al netto dei doveri, ai quali è chiamata la stampa e che, sono quelli di vigilare e punzecchiare il potere. I fattori che hanno remato contro la Calabria sono tanti: il malcostume politico, le clientele, l’approssimazione della classe dirigente, il sottosviluppo, la ‘ndrangheta. Tuttavia, dobbiamo altresì ammettere con franchezza che anche la cattiva informazione, quella impegnata quotidianamente a delegittimare la politica, le istituzioni, l’imprenditoria, ha fatto i suoi danni.
Pasquale Motta