Gaetano Sollazzo è quello di sempre, lo stesso ironico amministratore che nei mesi scorsi balzò alle cronache per aver rivelato senza imbarazzo il suo amore sviscerato per la Juve, tanto da rimandare il matrimonio di una settimana per poter assistere alla finale della sua squadra del cuore. Nelle sue parole traspare tutta la delusione di un uomo che si è sentito tradito, ma al tempo stesso sollevato da un incarico che forse era diventato gravoso come un macigno. Diciamoci la verità, essere delegittimato a tre mesi dalle nuove elezioni dev'essere un brutto colpo per un uomo che da quasi 30 anni nel bene o nel male combatte fervidamente per la sua comunità, ma il medico prestato alla politica cittadina non perde il sorriso nemmeno quando si sottopone alle scomode domande a raffica dei giornalisti che provano a scavare a fondo per ricercare i reali motivi che hanno spinto sette consiglieri a dimettersi e decretare lo scioglimento del consiglio comunale.

Il gelo con Ernesto Magorno

Ma ad un tratto Gaetano Sollazzo diventa serio. Succede quando, nella piccola saletta dove questa mattina si è svolta la conferenza stampa, irrompe il nome di Ernesto Magorno, oggi senatore della Repubblica, un passato da due volte sindaco di Diamante,principale sostenitore della candidatura a sindaco di Sollazzo, suo erede alla guida del paese dopo che nel 2013 era diventato deputato tra le file del Partito Democratico. I rapporti con il senatore si incrinano nella primavera scorsa, quando a seguito di alcune dichiarazioni del parlamentare, il sindaco revoca le deleghe assessorili ai consiglieri Pd, tra cui Francesca Anna Casella, moglie di Magorno. Segue un botta e risposta con tanto di accuse reciproche che decretano la fine di un sodalizio storico. E forse anche di quella anticipata della consiliatura comunale. E' uno degli interrogativi posti questa mattina durante il dibattito. Se i rapporti con Magorno non si fossero incrinati, oggi si sarebbe ugualmente assistito a questo epilogo?. Sollazzo finge titubanza, poi risponde: «Mah, non so». E aggiunge, rimbalzando le responsabilità: «Io ho preso quelle decisioni non per mia volontà - riferendosi all'annullamento delle deleghe, senza mai nominare Magorno -. Dopo tre anni di guerre intestine, è stato il loro referente a chiedermi questo, a chiedere ai suoi tre consiglieri di uscire dalla maggioranza. Non ho fatto altro che venire incontro gentilmente alle sue richieste. Poi ognuno se la suona come vuole». Ma sui motivi scatenanti resta vago: «I motivi sono stati diversi, non voglio tornare su questo. Solo per essere chiari: la colpe sono di tanti».

«L'elezione di Magorno al Parlamento? No comment»

La rottura tra Gaetano Sollazzo ed Ernesto Magorno pare ormai definitiva. Nonostante l'ex primo cittadino voglia evitare di scendere in polemica, alla fine cede. Alla domanda se l'elezione in parlamento di Magorno abbia favorito o danneggiato la città di Diamante, Sollazzo risponde lapidario: «No comment». Poi torna ad ascoltare le domande, non prima che tre secondi di assordante silenzio e uno sguardo inequivocabile abbiano fatto calare il gelo in sala.