La nuova legge elettorale è stata approvata. Come funziona e, soprattutto, quali saranno le conseguenze politiche nel Pd calabrese è un interrogativo che si pongono in molti, sia dentro che fuori dal PD. A ben vedere, potrebbe essere una carneficina politica. Sia per la delegazione parlamentare uscente, sia per i precari equilibri politici del Pd calabrese. A breve, infatti, quando i parlamentari uscenti si renderanno conto che hanno licenziato una legge elettorale che di fatto, rischia di trasformarsi un’arma di distruzione verso loro stessi, è prevedibile che il quadro politico interno al PD calabrese sarà devastato dalle fibrillazioni preelettorali. I selfie con Renzi, la corsa ad occupare i vagoni del treno “destinazione Italia”, potrebbero diventare solo un vago ricordo, anzi, potrebbe trasformarsi in un incubo in grado di turbare i sonni di molti di loro. Comprenderanno, forse, che quel treno, comparso sul binario uno di una giornata piovosa di ottobre a Reggio Calabria correva su un binario morto, o peggio verso il baratro politico ed elettorale.

Stando all’attuale contesto politico, infatti, sembra che le strade del PD, con tutto quello che sta alla sua sinistra siano destinate a non incontrarsi, il rischio, con la legge elettorale appena approvata la débâcle nei collegi uninominali.

Avevamo già scritto di una eventualità del genere (senza bisogno della proiezione dell’istituto Cattaneo, ma utilizzando il metodo dei conti della casalinga) che, stante questa legge, almeno nella nostra regione, il PD rischia di essere sconfitto in tutti i collegi uninominali.

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Il PD ha inforcato una strada che corre verso l’isolamento politico ed elettorale, l’incapacità di trovare un punto di mediazione con L’MDP di Bersani e con il resto della galassia della sinistra italiana, infatti, espone il PD al rischio concreto di una débâcle senza appello nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali del Paese. In Calabria poi, senza alleanze, non c’è possibilità matematica di vincere un solo collegio. I 232 candidati più votati in ogni collegio uninominale alla Camera e i 102 del Senato otterrebbero direttamente il proprio seggio, anche se avessero ottenuto un solo voto più del loro diretto avversario. E' la logica anglosassone del first past the post. In Calabria, uninominale, significa 6 collegi alla Camera e 4 al Senato, in totale l’uninominale vale 10 parlamentari.

Al proporzionale, la situazione è un po’ diversa, ma altrettanto drammatica, secondo i sondaggi attuali, il PD in Calabria è dato più o meno al 20% . Con una tale percentuale, dunque, al massimo può aspirare a conquistare 4 seggi alla Camera e 1 seggio al Senato, in totale 5 parlamentari. A meno di capovolgimenti radicali dei sondaggi, la fredda logica dei numeri consegna questo quadro. 5 parlamentari certi, contro 10 uscenti.

 

Se il quadro è quello che abbiamo descritto e, allo stato, lo é, per i parlamentari uscenti e per qualche aspirante, la situazione è oggettivamente difficile. Al netto della ricandidatura blindata del Ministro degli Interni Marco Minniti, saranno 4 i Parlamentari che, dalla Calabria, potranno realisticamente arrivare a Montecitorio e a Palazzo Madama.

In fila per la riconferma, allo stato, il PD si ritrova: Brunello Censore, Ferdinando Aiello, Sebastiano Barbanti, Stefania Covello, Ernesto Magorno, Nicodemo Oliverio, Demetrio Battaglia. A scaldare i muscoli per la conquista di un posto al “sole” romano ci sarebbero poi, Enzo Bruno, Presidente della provincia di Catanzaro, i consiglieri regionali, Enzo Ciconte, Antonio Scalzo, un pensierino sembra lo stia facendo anche il capogruppo, Sebi Romeo. Mentre a Cosenza, Carlo Guccione, ha rivendicato il diritto a una candidatura per l’area Orlando.

La situazione potrebbe alleggerirsi se, per esempio, Demetrio Battaglia confermi l’intenzione di non ricandidarsi, e se, Nicodemo Oliverio, non venga ricandidato considerato il fatto che abbia già maturato la terza legislatura. A questo punto gli uscenti alla ricerca di una riconferma rimarrebbero 5, ai quali si aggiungerebbe il gruppone di aspiranti parlamentari. E’ difficile però che possano trovare posto nei listini proporzionali. Sono in molti a giurare, infatti, che per il proporzionale, Renzi, sia orientato a candidare new entry della società civile calabrese come Angela Marcianò, la quale, tra l’altro, è pure componente della segreteria nazionale del PD e di Carmelo Basile, titolare della Fattoria della Piana recentemente visitata dal segretario PD, nonché componente della segreteria regionale calabrese. Le altre due candidature in posizione eleggibili potrebbero essere destinate a qualche altro esponente dell’imprenditoria eccellente della nostra regione e a qualche giovane amministratore di qualche comune della Regione. Il tutto secondo la logica dell’alternanza di genere.

 

E’ evidente, dunque, che per gli uscenti e per qualche aspirante, l’unico spazio potrebbe essere nei collegi uninominali, ma anche qui la situazione è tutt’altro che semplice. Al Nazareno ci sono in corso trattative con AP, che in Calabria vuol dire Tonino Gentile e con Verdini che in Calabria vuol dire Pino Galati, forze che ancora non hanno deciso come posizionarsi ma che, secondo autorevoli indiscrezioni, sembra che stiano lavorando ad un’ampia aggregazione centrista che, in particolare nella nostra regione, nei collegi uninominali potrebbe fare la differenza. Se Matteo Renzi, dunque, dovesse decidere di andare verso questa direzione, gli spazi per gli esponenti del PD calabrese si restringerebbero anche nei collegi uninominali a favore dei probabili alleati. La strada dunque è tutta in salita per i democrat parlamentari calabresi e per tutti coloro che hanno investito nel renzismo per conquistare un posto al sole nell’Olimpo della politica che conta.

 

A questo, si aggiunga che il quadro politico si è ulteriormente deteriorato per il PD nazionale, l’abbandono del partito, da parte del presidente del Senato, Grasso, è stato un colpo durissimo all’immagine del PD renziano nel paese e alla credibilità del segretario nazionale, senza parlare dello schiaffo da parte di Gentiloni e di Mattarella sulla vicenda del governatore della Banca d’Italia. E sullo sfondo, il sondaggio di “Termometro politico” che da il PD al di sotto del 25% e, un altro sondaggio, che attribuisce invece, ad una sinistra unita con al centro MDP l’8,7%, ad un passo di quel fatidico 10% di coalizione. In questo contesto, i sorrisi, i selfie, nel treno “destinazione Italia” da parte dei dirigenti calabresi del PD, ci ricordano molto quell’orchestrina del Titanic che continuava a suonare mentre il transatlantico rapidamente affondava.

Pasquale Motta