Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”. Questa affermazione non è mia ma di un grande giornalista: Enzo Biagi. Apro questo pezzo con l’idea di giornalismo che aveva uno dei buoni maestri del giornalismo italiano, per commentare, purtroppo, l’ennesimo pezzo di uno dei cattivi maestri del giornalismo calabrese, il quale, ancora una volta (l’ennesima), manipola la notizia per trasformarla in insinuazione. Qualche giorno fa, il Corriere di Calabria, infatti, pubblica una foto del nostro editore intento a parlare all’aperto con due persone, tale foto era contenuta in un’informativa del ROS, il quale controllava i due soggetti che due anni dopo sarebbero poi risultati coinvolti nell’operazione Robin Hood, l’inchiesta che ha portato all’arresto del consigliere regionale Nazareno Salerno. L’informativa in questione, priva di rilevanza penale risultava agli atti del fascicolo dell’inchiesta.

 

La Società Pubbliemme con un comunicato ha subito chiarito i termini di quell’incontro e, comunque, il Presidente del CdA della Pubbliemme, nonché editore delle nostre testate, così come la stessa informativa faceva rilevare, non risulta assolutamente coinvolto in quella vicenda. Informativa del 2015, nessun coinvolgimento nel procedimento penale, circostanza dunque, non degna di essere considerata nemmeno una notizia. Non è finita qua, nel contesto dello stesso articolo viene menzionata un’altra inchiesta che vede coinvolta una società locale, la Publidei, agenzia pubblicitaria che acquista e rivende spazi anche dal Gruppo Pubbliemme, solo una delle numerose concessionarie che commercializzano spazi Pubbliemme, Azienda leader della cartellonistica Outdoor a livello nazionale. Anche in questo caso, nessun coinvolgimento penale e nessuna implicazione per la società Pubbliemme. Anche in questo caso, associare quell’inchiesta all’editore della nostra testata, evocando inesistenti “imbarazzi”, significa forzare, manipolare e insinuare sospetti. Tentare poi di separare il corpo giornalistico della nostra testata, dal destino del suo editore, come ha fatto il Corriere di Calabria nel commento a corredo della replica di Pubbliemme, onestamente, è risultato ridicolo e maldestro. LaCnews24 è un creatura editoriale creata dal presidente Maduli, il quale ha innovato l’informazione in Calabria,creando in pochi mesi, un network tra i più importanti del Sud e, nel quale, ci lavorano in piena libertà tra le migliori penne della nostra regione.

 

Un network sensibile all’informazione al servizio della legalità e del giornalismo antindrangheta, come testimoniano le numerose inchieste pubblicate in questi mesi e che, non hanno tralasciato o taciuto nessun aspetto sulle più grandi inchieste della nostra regione. Insinuare imbarazzi, pubblicare foto decontestualizzandole dai fatti, significa trasformare l’informazione nella costruzione della fabbrica del sospetto.

 

I giornalisti del Network de LaC, LaCnews24 ed Il Vibonese, sono assolutamente consapevoli dell’integrità morale del proprio editore. Una consapevolezza che, pensavamo fosse altrettanto chiara all’editore/direttore del Corriere di Calabria, il quale, non molto tempo fa, proprio con il nostro editore ed il suo gruppo avrebbe voluto intraprendere collaborazioni editoriali. Da quella ambizione, purtroppo, si è passati all’insinuazione. Investire nell’editoria, nella nostra regione, significa correre dei rischi. A costruire una buona editoria in Calabria, si può rischiare di trovarsi nella paradossale situazione di finire sotto il fuoco incrociato del potere politico, della ‘Ndrangheta e anche dei poteri forti di un certo giornalismo che si sente insidiato dalla crescita di prestigio di una testata giovane e indipendente che vive semplicemente dei sacrifici e sulla capacità imprenditoriale del suo giovane editore. Stiano sereni i nostri detrattori, non arretreremo di un millimetro, il nostro gruppo editoriale non arretrerà di un millimetro. E, soprattutto, il nostro giornalismo, la nostra informazione, non ha niente da imparare dai cattivi maestri dell’informazione o peggio da coloro che, pensano o si illudono, di ergersi a falsi profeti della morale nell’informazione calabrese, magari millantando rapporti privilegiati con questo o quel Magistrato.

 

Il giornalismo che tenta di manipolare, o di giocare con una foto, rischia di finire stritolato dagli stessi metodi, anche perché, una foto scomoda, in questa terra, potrebbe saltare fuori per tutti. Noi pensiamo della libertà del giornalista e del giornalismo, ciò che pensava oltre che Biagi, una grande cronista e scrittrice come Oriana Fallaci: “ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell’ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico.”

 

Pasquale Motta
Direttore LaC News24