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Ieri è stata una giornata campale sul fronte degli incendi in Calabria. I roghi, sostenuti dal vento, hanno inginocchiato la nostra regione.
Da nord a sud le fiamme hanno devastato boschi, colture, spingendosi fin dentro i centri abitati. A Cosenza, roghi segnalati in tutta la provincia, Sangineto e Cetraro le zone più martoriate. A Lamezia Terme, le fiamme hanno interessato la zona di Contrada Piano Del Duca, nei pressi della cooperativa Malgrado Tutto e quella della Marinella sulla statale 18 che a causa del fumo e delle fiamme è stata chiusa. Evacuate anche diverse abitazioni. La Provincia di Vibo Valentia è stata particolarmente aggredita dalle fiamme. A Limpidi, frazione di Acquaro, le fiamme si sono spinte fino alle abitazioni del paese costringendo diverse famiglie ad abbandonare le case. Lambite le abitazioni di Piscopio, a Tropea, un incendio ha devastato la collina sopra il centro abitato mettendo a rischio la sicurezza dei residenti e degli automobilisti in transito. A Sant’Onofrio, le fiamme sono arrivate sull’asse viario dell’A2. Ma il dramma scoppia ieri sera a Porto Salvo di Vibo Valentia. Un grosso incendio ha devastato l’area industriale. Evacuato l’asilo “La Coccinella” e diverse aziende del posto. Fiamme anche al cantiere nautico.
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L’inferno di fuoco che ha inginocchiato la Calabria da Nord a Sud, purtroppo, ha avuto un unico comun denominatore: la carenza di uomini e mezzi per fronteggiare l’emergenza. L’anticiclone africano, denominato Caronte, il demone che trasporta i morti da una riva all'altra del fiume Acheronte ci ha trascinato all’inferno. Ci verrebbe da chiederci, nella situazione paradossale che si è verificata nella giornata di ieri, se il vero Caronte sia stato il caldo, oppure le istituzioni e lo Stato che lasciano questa terra senza mezzi e uomini appena si verifica una vera emergenza. Era già successo, è successo, succederà ancora. Basta una pioggia, una nevicata improvvisa, oppure un’ondata di caldo un po’ più accentuata e questa Regione scopre di essere abbondonata dallo Stato e dal Mondo. Forse ci rimangono solo Dio e i Santi.
Il personale dei Vigili del Fuoco, insufficiente, i mezzi dei Vigili del Fuoco andati in tilt, tanto che, per fronteggiare le chiamate hanno dovuto far ripartire vecchi mezzi in disuso da anni. L’unico elicottero utilizzato per spegnere le fiamme ha dovuto decollare da Reggio Calabria, mentre la protezione civile calabrese si è rivelata come “la Bella di Torriglia tutti la cercano tutti la vogliono ma nessuno se la piglia”. Per non parlare di alcuni media, la provincia di Vibo è andata letteralmente a fuoco, ma non hanno speso una parola.
Ieri sera a Vibo, siamo andati oltre il grottesco, contro un generoso dispiegamento di uomini dei carabinieri, Gdf, Polizia e sanitari del 118, che a mani nude hanno cercato di fronteggiare il disastro, la totale insufficienza, invece, degli uomini dei Vigili del Fuoco, i quali, si sono trovati tra l’altro ad operare con una strutturale carenza idrica. Si, non ci sono dubbi, il vero Caronte, non è l’anticiclone africano che ha portato il caldo. Il Caronte dantesco, feroce e crudele, con la barba lunga e i capelli bianchi che urla ai dannati che la loro pena è eterna, e batte con i remi chiunque si fermi, è lo Stato, la Regione, gli Enti locali, l’ANAS. Un Caronte crudele che picchia e impreca contro la Calabria dei dannati. Ma vi pare possibile che le strade che portano a Tropea, una delle località turistiche calabresi più rinomate al mondo, al 30 giugno, siano invase di rovi e sterpaglie? E quanto di questo stato di abbandono favorisce e veicola gli incendi? Domande ovvie, domande quasi banali, ma siamo convinti che rimarranno senza risposte. Ogni giorno, dalla politica, dai burocrati, raccogliamo e registriamo chiacchiere, polemiche, buoni propositi, ma i fatti stanno a zero. La Calabria è morta. Caronte si porta via solo i cadaveri. Di fronte alle calamità, non ci resta che sperare solo in Dio e nei Santi.
Pasquale Motta