Lo sport come strumento di emancipazione e di integrazione. In mondo in cui regnano i conflitti, la sopraffazione e l'individualismo più sfrenato per Francesco Mazza, il 17enne lametino insignito dell'onorificenza di Alfiere della Repubblica, aiutare gli altri e impegnarsi a non lasciare indietro nessuno è qualcosa di spontaneo, di naturale. Da sempre. Da quando, fin da piccolo, i genitori gli hanno trasmesso i valori del volontariato e l'importanza di impegnarsi nella disciplina sportiva.

Lo abbiamo raggiunto a distanza di alcuni giorni dalla diffusione dei nomi dei 29 insigniti scelti dal Presidente della Repubblica per essersi distinti nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive e nel volontariato, quando manca meno di un mese alla consegna ufficiale del riconoscimento. Il prossimo 15 maggio, infatti, Francesco verrà premiato personalmente dal Capo dello Stato nella cerimonia prevista al Quirinale. Francesco è stato scelto per l'impegno di sportivo, di istruttore e di volontario, con il quale è riuscito a trasmettere ai più piccoli i valori migliori appresi praticando il judo. Francesco - si legge nelle motivazione del riconoscimento - è un giovane e bravo judoka che generosamente si dedica in palestra all'allenamento dei più piccoli. Con umiltà e senso di amicizia partecipa a molteplici attività di volontariato con associazioni umanitarie. La sua positività e il suo carattere aperto lo hanno reso un punto di riferimento per tanti giovani del quartiere.

«Sono entusiasta» - dichiara a LaC News24 prima di recarsi all'appuntamento quotidiano con l'allenamento di judo. «Sono davvero felice di aver ricevuto questa grandissima onorificenza» - aggiunge con un sorriso che tradisce un'emozione palpabile.

«Ho iniziato a praticare Judo quando avevo 7 anni grazie a mio padre che mi ha trasmesso la passione per questa disciplina. Ho sempre avuto un'educazione da parte della mia famiglia tendente ad aiutare sempre il prossimo, in particolare quando si trova in situazioni di difficoltà. Lo sport è un grande strumento per vincere l'emarginazione e abbattere i pregiudizi».

E ancora: «Mio padre è un artista di fame internazionale, ha un motto che nel frattempo è diventato anche il mio: l’arte è un dono e come tale dev’essere donata, (il papà Raffaele in passato è stata insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica per meriti artistici, ndr)».

Da una parte l'educazione familiare, dall'altra quella ricevuta dalle agenzie formative. Giovane studente del terzo anno presso il Polo Tecnologico “Carlo Rambaldi” della città della Piana, Francesco ha voluto rivolgere un pensiero e un ringraziamento ai suoi insegnanti e ai suoi compagni di classe senza dimenticare la scuola elementare "Tommaso Maria Fusco" «per i grandi insegnamenti morali e spirituali che mi hanno trasmesso e che sono tutt'oggi centrali nella mia formazione».

Infine un messaggio rivolto ai giovani a non arrendersi mai e a credere sempre nei propri sogni. «Ai giovani dico di impegnarsi sempre e mi auguro che questo riconoscimento possa servire da monito per tanti ragazzi perché sono convinto che ognuno di noi abbia un dono, ma è necessario riconoscerlo e poi sfruttarlo al meglio affinché possa essere messo al servizio della comunità».

Un auspicio che interpreta appieno lo spirito che è alla base del riconoscimento di Stato: «Anche quest'anno - sottolinea la presidenza della Repubblica in una nota - i giovani ci insegnano che l'altruismo, la generosità e la responsabilità sociale possono fare la differenza attivando un effetto moltiplicatore che può trasformare l'impegno del singolo in un movimento collettivo capace di generare profondi cambiamenti. Quanti oggi ricevono questo riconoscimento rappresentano, simbolicamente, solo una parte di quel numero indefinito di giovani che si impegna e lavora alacremente nella vita quotidiana, contribuendo ogni giorno a nutrire quell'insieme di valori che costituisce l'elemento propulsivo fondamentale per la nostra società».