Una diretta social come ultima spiaggia, come estremo tentativo per scuotere le Istituzioni, a cominciare dalla Regione. È l’accorata protesta messa in scena questa mattina da due volontarie e dall'unica “dipendente” (non retribuita però da anni) del Sistema bibliotecario vibonese, la più grande biblioteca calabrese travolta dai debiti e da una bufera giudiziaria che hanno portato l’Ente a spegnersi lentamente, fino alla mancata riapertura dopo la chiusura per ferie. Tre irriducibili sostenitrici dell’Sbv che da due anni lottano con le unghie e con i denti per salvare il presidio culturale in crisi da anni e arrivato, la scorsa primavera, ai titoli di coda. Senza risorse economiche, senza un direttore e senza una guida dopo le dimissioni di Fabio Signoretta, l’ultimo presidente che ha provato inutilmente a risanare il debito che si aggira attorno a un milione di euro.

“Oggi 2 settembre il Sistema bibliotecario vibonese non riapre a causa del silenzio assordante delle Istituzioni”, la scritta a caratteri cubitali sull’unico striscione di dissenso. «La nostra non è una protesta, ma un grido di aiuto rivolto soprattutto alla Regione Calabria, che con la legge del 1985 ha istituito i sistemi bibliotecari», spiega Katia Rosi, volontaria. Continua a leggere su IlVibonese.it