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VIBO VALENTIA - Nella tarda mattinata di lunedì 4 agosto, la giornalista Cristina Iannuzzi, ha realizzato un servizio televisivo nella sede dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia. Dopo aver intervistato il sindaco, Nicola D’Agostino, è stata verbalmente ripresa e redarguita dall’assessore al Turismo, Antonio Schiavello, a dire del quale “inchieste e servizi televisivi” di Rete Calabria sarebbero opera di mera “strumentalizzazione contro l’operato del primo cittadino”. In più lo stesso Schiavello ha ritenuto di dover dire la sua su una presunta “inconsistenza” delle sollecitazioni che arrivano alla rete dalla cittadinanza, rispetto a problematiche di cui RK si è occupata: ultime in ordine di tempo le Marinate invase da spazzatura e topi. La direzione e la redazione giornalistica di Rete Calabria rispediscono al mittente le accuse come ha fatto la giornalista Iannuzzi che in quella sede ha replicato a tono e con determinazione al signor Schiavello. Tali tesi, che si commentano da sole, rappresentano un attacco gratuito al quotidiano lavoro di informazione che Rete Calabria porta avanti ogni giorno con impegno e serietà, con un rigido controllo delle fonti e denunciando le situazioni di degrado la cui manifestazione e concretezza sono difficilmente contestabili o attribuibili a fenomeni di isterismo collettivo. Agitare a convenienza lo spettro delle “campagne denigratorie” ordite dagli organi di stampa contro questo o quell’amministratore, pure si commenta da solo. Sulla vicenda l’Editore di Rete Calabria e la Direzione di Rete hanno espresso solidarietà e vicinanza alla redazione e alla collega Cristina Iannuzzi.
La solidarietà della FNSI. A Cristina Iannuzzi, fiduciario di redazione, e ai giornalisti di Rete Calabria, ha espresso la piena solidarietà e sostegno il Sindacato Giornalisti della Calabria di cui la giornalista è consigliere regionale. “Episodi come questo – interviene Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario Fnsi – dimostrano come, purtroppo, in Calabria non è soltanto la ‘ndrangheta a pensare di poter intimidire e spadroneggiare, ma, paradossalmente, anche chi dovrebbe garantire o comunque contribuire al normale svolgimento della vita sociale e civile dei cittadini e di chi con serietà ed onestà svolge semplicemente il proprio lavoro”.