Dopo l'istituzione di un Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, di cui la Calabria è stata pioniera con la nomina dell’avvocato Antonio Lomonaco, ora si va verso l’istituzione di un Garante nazionale. Ne ha parlato il presidente del consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, nel corso di un convegno che si è tenuto nell’aula Federica Monteleone di Palazzo Campanella, intitolato “Il Garante delle vittime di reato: dalle realtà regionali alla prospettiva nazionale”. Ad occuparsi di una legge ad hoc, è il deputato leghista Jacopo Morrone. Alla luce di ciò, la giornalista e scrittrice Fabrizia Arcuri lancia un appello affinché la nuova legge preveda il coinvolgimento dei diretti interessati, coloro che in gergo si chiamano “vittime secondarie”.

Il dolore dei famigliari

Arcuri ne parla da testimone diretta: le sei vittime innocenti della più grande strage famigliare d’Italia, quella di Buonvicino, avvenuta nel 1996, erano tutte suoi parenti. Ne parla nel suo libro d’esordio “Sangue del mio sangue”, di cui è coautrice insieme al criminologo Sergio Caruso. «Il grido silenzioso di chi resta – afferma - è quello di persone costrette a ricomporre i frammenti di una vita spezzata, alla disperata ricerca di risposte e sostegno che, troppo frequentemente, tardano ad arrivare. Questi familiari portano sulle spalle il peso di un trauma devastante, intriso di senso di colpa, rabbia e impotenza. La loro battaglia non è soltanto emotiva, ma anche sociale: il diritto a una vita dignitosa e a un percorso di riparazione e rinascita rappresenta una responsabilità collettiva che lo Stato e le istituzioni devono assumersi con determinazione». Poi aggiunge: «Abbiamo accolto con profondo interesse la proposta avanzata relativa all'istituzione di un Garante nazionale per la tutela delle vittime di reato. Questa figura istituzionale, dotata di poteri effettivi e competenze specifiche, potrebbe offrire un sostegno concreto e duraturo, rappresentando una risposta necessaria per restituire fiducia e dignità a coloro che vivono tali tragedie».

Un impegno civile

La tutela delle vittime di reato, in particolare quella dei figli, è una battaglia di civiltà che la giornalista condivide pienamente con il criminologo Sergio Caruso e che ha avviato proprio con la pubblicazione del loro libro: «Questo impegno - continua - ci ha condotto, nel giugno 2021, a essere auditi dalla Commissione consiliare contro il fenomeno della 'ndrangheta della Regione Calabria. In quella sede, abbiamo presentato il progetto "Il dolore di chi resta", volto alla creazione di un centro multidisciplinare per il sostegno psicologico e sociale dei familiari delle vittime, con un'attenzione particolare agli interventi strutturati e alla prevenzione. La proposta includeva anche l'istituzione di un Tavolo Tecnico Permanente per promuovere iniziative a livello nazionale e sostenere una legislazione che affrontasse questa problematica con concretezza. Nonostante il progetto sia stato accolto con unanime approvazione, purtroppo non ha avuto seguito operativo, lasciando aperta una ferita istituzionale che merita urgente attenzione».

L'incontro con Scalfarotto a Diamante

«Nel 2022, abbiamo avuto un'ulteriore significativa occasione di confronto durante un'audizione in Senato, alla presenza del senatore Manfredi Potenti, dove abbiamo ribadito la necessità di interventi strutturati e di una legislazione mirata. In occasione della presentazione del libro a Diamante, alla presenza dell'allora sottosegretario di Stato al Ministero degli Interni, Ivan Scalfarotto, il senatore Ernesto Magorno ha evidenziato la gravità della situazione attraverso un'interrogazione parlamentare, richiedendo l'adozione di un piano nazionale per il sostegno alle famiglie colpite da queste tragedie». Ma da allora nulla è cambiato. «L'auspicio - continua la scrittrice - è, dunque, che la proposta rappresenti un passo decisivo verso il riconoscimento di questi diritti, affinché l'istituzione del Garante nazionale per la tutela delle vittime di reato trovi pieno sostegno sia in Parlamento che presso il Governo. Una figura istituzionale con competenze chiare e autorevoli potrebbe finalmente offrire un riferimento stabile e concreto per affrontare le lacune esistenti, garantendo non solo tutela giuridica ma anche un'assistenza continuativa a chi ha vissuto tragedie profonde».

Ascolto attivo e partecipe

«Alla base di ogni intervento, tuttavia, deve esserci l'ascolto attivo e partecipe - conclude -. Chi ha vissuto direttamente questi drammi possiede una conoscenza unica, essenziale per indicare percorsi di intervento autentici ed efficaci. Per questo motivo, ribadiamo con convinzione la nostra piena disponibilità a collaborare per sostenere e promuovere questa proposta».