«Tutto cominciò con uno schiaffo, poi minacciò di uccidermi dicendomi che i miei genitori mi avrebbero pianto sulla tomba. Non uscii per quattro mesi, accompagnata a scuola dalle mie compagne e dai miei compagni di classe che mi sono stati sempre vicini. Ma il giorno in cui mi sferrò le quattro coltellate fui completamente sola. Ero uscita con le mi e compagne ma luì riuscì a colpirmi alle spalle. Non mi sono resa conto di niente, solo quando mi risvegliai dalla rianimazione mi dissero cos’era accaduto».

La testimonianza di Maria Emanuela De Vito è Il momento clou della tavola rotonda, organizzata in occasione della giornata internazionale della donna, nell’aula consiliare “Franco Fortugno” di Palazzo Campanella, dalla giunta e dal Consiglio regionale della Calabria insieme al movimento civitas.

A fare gli onori di casa la vicepresidente della giunta regionale Giusy Princi che ha inteso sottolineare come il sostegno concreto dell’Istituzione alle donne vittime di violenza lo scorso anno si è manifestato con l’approvazione della legge numero 7 riguardante le non discriminazioni sui luoghi di lavoro. La campagna “Sulla mia pelle”, invece, aiuterà a coprire, attraverso l’arte del tatuaggio, le ferite che la violenza lascia sulla pelle delle donne che l’hanno subita.

«Sarà un disegno colorato sulle tracce di dolore che vuole essere espressione di riscatto, che può essere espressione di elaborazione di un dolore che da fisico è diventato psicologico, e quindi vuole essere un'azione concreta di accompagnamento delle istituzioni. Quindi vogliamo far sentire alle donne vittime di violenza, che per troppe tempo sono rimaste sole in un silenzio assordante della società civile, la nostra vicinanza con atti concreti e allora tutti quanti i tatuatori che andranno a esporre nelle loro vetrine il logo che oggi andremo a lanciare “Sulla mia pelle”, accoglieranno gratuitamente le donne vittime di violenza che appunto abbiano riportato delle cicatrice fisiche e tatueranno disegni colorati che appunto andranno ad imprimere e devono essere espresse sulle cicatrici e quindi un simbolo di riscatto che prima diventa fisico e parallelamente soprattutto diventa psicologico, espressione di rinascita».

A fare le veci del primo inquilino di Palazzo Campanella Filippo Mancuso, il consigliere regionale Domenico Giannetta: «Una bellissima iniziativa, una campagna importante contro la violenza sulle donne perché dobbiamo invertire un processo culturale che ci porta invece ad avere la donna protagonista nella nostra comunità e nella nostra società. Una questione culturale – ha aggiunto - perché bisogna parlarne, bisogna far uscire queste donne che subiscono violenza dall'isolamento. Una violenza che ha delle caratteristiche familiari o domiciliari, insomma di persone che si conoscono, deve portare invece ad avere un protagonismo importante. È quindi utile anche parlarne all'interno delle scuole dove fin da piccoli i ragazzi devono imparare il rispetto, soprattutto del genere femminile».    

Bombardieri: «Evitare la colpevolizzazione delle vittime»

Irene Calabrò ha portato il saluto del Comune di Reggio Calabria. Per lei «è possibile arrivare a “certi” livelli. La testimonianza non è mai soggettiva, chi arriva prima arriva per tutte» ha detto ai ragazzi, invitandoli quindi a non stare a guardare ma a partecipare alla vita sociale della comunità a cui si appartiene – «solo così si possono cambiare le cose» ha ribadito -. Questa la sua testimonianza: «esserci per portare avanti un percorso».

Daniela De Blasio del Movimento civitas, nei panni di moderatrice, ricorda che ben 120 donne sono state uccise nel 2022, e che l’inizio dell’anno non è di buon auspicio.

Per il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, quello della violenza sulle donne «non è un problema giudiziario, ma culturale, che passa anche attraverso un momento fondamentale, quello di evitare la colpevolizzazione della vittima e la vittimizzazione del colpevole». Il magistrato spiega come la procura ha necessità anche di distinguere e valutare attentamente ciò che viene denunciato, che spesso viene strumentalizzato. «Un percorso che non si ferma alla denuncia, per le vittime – ha aggiunto – ma che richiede tanta forza e impegno anche della società civile, perché la vittima non può essere lasciata da sola. Denunciare non può che liberare dal processo di colpevolizzazione».

Due donne, magistrate, Francesca Di Landro e Caterina Asciutto, hanno trattato la materia dal punto di vista giuridico, con l’introduzione nel tempo di reati diversi, dallo stalking al maltrattamento fino all’induzione o costrizione a contrarre il matrimonio: «Le tutele – ha sottolineato Di Landro - esistono ma l’accertamento è spesso reso complicato dall’assenza di persone vicine alla donna che denuncia». Caterina Asciutto dal canto suo si è concentrata sulla cosiddetta violenza economica che, raramente riconosciuta, «non si manifesta solo tra le mura domestiche», e magari anche dopo la separazione da un uomo violento.

Ma a gremire l’aula Fortugno, oltre alle autorità civili locali e regionali, c’era anche una splendida cornice di studenti delle scuole di secondo grado che attraverso la musica, la poesia e i monologhi hanno riempito di senso una giornata speciale che l’ex presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis, del Movimento civitas, a cui sono state affidate le conclusioni, ha legato al concetto di dignità: «La nostra costituzione usa un termine “dignità”.  Attraverso il corpo, attraverso il recupero dell'integrità del corpo, e comunque attraverso il recupero della bellezza del corpo la donna può recuperare anche fino in fondo la propria dignità, il proprio ruolo di essere donna. Non sottovalutiamo questi aspetti perché per una donna, nell'intimo di una donna, questi sono aspetti fondamentali e noi dobbiamo essere grati e siamo grati alle donne per tutto quello che fanno 365 giorni l'anno».