VIDEO-FOTO | Riscoprire i luoghi più identitari e fare leva sulle eccellenze enogastronomiche: nella seconda e ultima giornata del contest a Scilla si è parlato di come rilanciare il settore turistico cominciando dalla comunicazione e dalla narrazione dei territori. Ospiti anche il segretario della UIL Bombardieri e il rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Zimbalatti
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Alla domanda sulle esperienze più gradite per le vacanze nei prossimi 6 mesi, 21 milioni di turisti europei hanno scelto le esperienze gastronomiche. Numeri enormi che ci raccontano un turismo diverso, che fugge le destinazioni di massa e sceglie la natura, le esperienze e la scoperta delle tradizioni locali. Un turismo lento, fatto di piccoli borghi, montagna e percorsi ciclabili. Potrebbe essere questa, forse, la chiave del rilancio del turismo calabrese, la ricerca di un turista più consapevole e attento alla sostenibilità, che vuole scoprire davvero i territori anziché vacanze affollate e mordi e fuggi che non creano vero sviluppo.
Ma per intercettare questo turista bisogna imparare a comunicare, a narrare i territori. Si è parlato di questo nella seconda e ultima giornata di "Un Sud Green & Blue, Risorse, Ostacoli e Opportunità", primo focus di Sud e Futuri, evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, in partnership con il gruppo Pubbliemme - Diemmecom - ViaCondotti21. Ospiti di Paola Bottero, direttore strategico di Diemmecom e ViaCondotti21 che ha moderato l’incontro, ospiti di eccezione del mondo delle imprese, della comunicazione e dell’Università.
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«In Calabria c'è un’offerta, che è proprio quella inseguita dal turista moderno» ha detto il commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria Raffaele Greco «Qui non possiamo permetterci il turismo di massa, dobbiamo puntare su turisti attenti alla sostenibilità, al turismo naturalistico, fare in modo di portarlo qui tutto l’anno, non solo in estate. Serve un turismo duraturo e sostenibile imperniato sulle peculiarità del territorio, è inutile copiare quello che è stato fatto in Romagna, per esempio. Abbiamo già visto i risultati di questo tipo di turismo e abbiamo già pagato le cattedrali nel deserto».
No al turismo di massa, quindi, e sì ad un turismo di più alto livello. «Sono processi che hanno bisogno di tempo, non dobbiamo puntare alle masse che producono problemi e che non siamo capaci di gestire» ha suggerito Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali: «Lavoriamo sul piccolo e tanti piccoli paesi insieme possono fare grandi numeri. E questo non si fa convincendo i paesani a cambiare, ma renderli consapevoli. Cosí i borghi diventeranno tanti. È la comunità che si apre e decide di cambiare, esattamente come è successo in Puglia negli ultimi 30 anni, nei vicoli a Bari vecchia o nelle masserie che hanno salvato le campagne dall'abbandono. Ma per costruire destinazioni moderne bisogna imparare a costruire team eterogenei per età e competenze sui territori, perché i progetti li fanno i giovani e i team eterogenei. Non si può pensare di fare turismo come abbiamo sempre fatto, ognuno per conto suo».
La chiave è fare rete, mettersi insieme e puntare sulle eccellenze del territorio, come spiega Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico: «In Italia stiamo perdendo le ricette del territorio, l’arte della cucina, stiamo vedendo un appiattimento a favore di una cucina più internazionale. Per gli artigiani del gusto c'è anche il problema del passaggio di generazioni, rischiamo la dispersione di un valore aggiunto enorme». ha spiegato Garibaldi. «Al Sud ci sono vari ostacoli come le infrastrutture. Bisogna studiare delle strategie di comunicazione nuove, come ha fatto la Sicilia con la serie tv The White Lotus, che ha attirato l’attenzione degli stranieri su Taormina, azioni di co-marketing, come hanno fatto Dolce e Gabbana in Puglia».
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Un tema in questi anni diventato centrale nella discussione sui servizi turistici è sicuramente il lavoro. «La situazione nazionale è costellata di precarietà e contratti che non danno sicurezza, voucher e lavoro nero» ha detto Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil «In Calabria non si è mai investito in formazione al lavoro e questo dà la possibilità di usarli e negare loro i diritti. Bisogna intervenire sulla formazione e riqualificazione dei lavoratori per essere in grado di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. noi siamo disponibili a fare la nostra parte, ma la Calabria deve fare rete e abbandonare la logica dei campanili, le emergenze si affrontano solo insieme. E c'è soprattutto la necessità di affermare la legalità anche in questo settore. C’è un turismo che sfrutta il mordi e fuggi e un turismo di qualità che rispetta legalità, fisco e ambiente. Non accetto l’idea che in Calabria non cambia nulla, è possibile fare qualcosa e se ognuno fa la sua parte».
È d’accordo il rettore dell’UniMed di Reggio Calabria, Giuseppe Zimbalatti, che spiega come l’Università debba «contribuire con la cultura a riattivare l'ascensore sociale, che nelle nostre terre è fermo ormai da anni e come debba essere, attraverso la cultura, presidio di legalità». Per far diventare il turismo una vera leva di sviluppo per i territori servono i numeri. Serve partire dai dati, come hanno spiegato il professore di Statistica Economica dell'Università di Palermo Pietro Busetta e il presidente di Demoskopika Raffaele Rio.
«Si puó solo partire dai dati per pianificare poi cosa fare. Per essere un driver di sviluppo deve fare grandi numeri», ha detto Busetta. «Il turismo si deve espandere, ma esempi di come si sviluppa il turismo in modo veloce ci sono e non sono belli. Noi dobbiamo volere grandi numeri ma monitorare che il territorio non sia utilizzato a perdere. Se lo facciamo male la gente scappa. Il tema è valorizzare la Magna Grecia, il cibo, ma dobbiamo anche cominciare a pretendere i grandi eventi al Sud».
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«Spesso Comuni e Regioni non comunicano in tempo i dati sulle presenze turistiche - ha spiegato Rio -. I dati in ritardo sono una scelta politica, non puoi programmare il futuro senza il dato. Pensate che dai dati Istat del 2022 mancano quasi 30 milioni di presenze ed è su questo dato sbagliato che si basano tutte le politiche e la pianificazione. Secondo una ricerca di Demoskopika, nel 2022 i turisti sono venuti in Calabria soprattutto per il mare, poi per enogastronomia e natura, quindi bisogna integrare il resto dell’offerta al mare. Il motivo per cui non si va o non si ritorna, invece sono la sanità e la sicurezza».
Opportunità per lo sviluppo del settore in Calabria potrebbe essere anche puntare sul turismo congressuale e fieristico costruendo un moderno centro per congressi e grandi eventi, come ha proposto il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria Ninni Tramontana o costruire cooperative di comunità, o comunità cooperanti, in cui si ascoltano e si coinvolgono gli abitanti dei territori, che lavorano insieme e si danno obiettivi comuni, creando percorsi di educazione, come suggerito dalla manager di Comunità Giorgia Bertaccini. O ancora cambiando la prospettiva e il modo che abbiamo di parlare di turismo da decenni, ragionando come area vasta e puntando su una programmazione con una visione di lungo termine, confrontandosi con l’innovazione globale, come ha detto Francesco Cicione, presidente di Entopan.
Ed è proprio così che chiude l’incontro il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti: «La nostra missione è mettere insieme persone con uno scopo comune. Bisogna fare rete e sistema, da soli non andiamo da nessuna parte».