È l'ultimo giorno di servizio in Calabria per Nicola Gratteri, dopo oltre trent'anni di lotta alla criminalità nella sua terra. Dal 20 ottobre la sua battaglia continua a Napoli, dove sarà il procuratore dell'ufficio inquirente più grande d'Italia. Oggi pomeriggio la cerimonia di saluto nei locali della Procura di Catanzaro. Con i giornalisti ha ripercorso gli anni trascorsi a capo della Dda di Catanzato, non nascondendo le sue speranze per un futuro in cui la Calabria - anche grazie al suo lavoro - avrà «più fiducia in se stessa e nella giustizia». 

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«Conosco bene i poteri forti e la massoneria deviata - ha spiegato il magistrato di Gerace -. So cosa sono gli sgambetti, io per tanti anni ho mangiato pane e veleno. So perfettamente dove cercano, dove hanno cercato e dove cercheranno di dare botte, io in questi anni ho avuto spalle larghe e nervi d'acciaio. Non ho mai fatto falli di reazione, sono stato provocato tantissime volte e anche in modo rozzo e scomposto. Non ho perso la pazienza, ho sorriso e ho pensato "poveretti"».

Quindi il lavoro fatto a Catanzaro, con la nuova sede della Procura («Lascio questo monumento che abbiamo costruito in pochi anni») e l'implementazione della pianta organica: «Abbiamo aumentato di almeno 13 pm, 26 giudici con relative segreterie. Abbiamo creato un indotto, il centro storico di Catanzaro è pieno di magistrati». 

Infine, lo sguardo già rivolto a Napoli. «Ci sono già stato più volte - ha detto Gratteri -, l'impressione è di una struttura complessa, di magistrati anziani, preparati. Io ascolterò tutti però poi dovrò arrivare alla sintesi, a dare i miei indirizzi altrimenti non avrebbe senso la mia presenza a Napoli».