Aveva appena 11 anni quando venne ucciso in un campo di calcetto a Crotone. Il bersaglio non era lui, ma durante quella partita rimase ferito e dopo tre mesi il suo cuore cessò di battere. Pagò lo scotto di cadere sotto i colpi dei killer che quel giorno spararono all'impazzata. La storia di questa tragedia ha toccato profondamente la comunità locale e ha spinto i genitori di Dodò a prendere azione. Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele sono i coraggiosi genitori di Dodò e hanno trasformato il dolore della perdita in un impegno per la giustizia e la pace.

Hanno fondato un'associazione che porta il nome del loro amato figlio, un'organizzazione che opera in suo ricordo e che si impegna attivamente per promuovere la vita e contrastare la violenza e l'influenza mafiosa. Nelle ultime ore, Francesca, Giovanni e la loro associazione hanno partecipato a un'iniziativa presso l'istituto comprensivo Tieri di Corigliano. L'evento ha visto la presenza di importanti figure istituzionali e delle forze dell'ordine, tra cui il sindaco Flavio Stasi, il dirigente scolastico Giovanni Aiello, il vice questore Giuseppe Zanfini e il Maggiore Marco Filippi, al comando del Reparto territoriale dei Carabinieri.

L'obiettivo di questa iniziativa era chiaro: combattere la brutalità della violenza e delle azioni mafiose attraverso la prevenzione. I genitori di Dodò hanno fatto appello alla comunità affinché si unisca nella lotta contro la 'ndrangheta e sostenga le forze dell'ordine. Hanno sottolineato «che ognuno di noi può fare la propria parte come cittadino, promuovendo la legalità e denunciando ogni forma di criminalità». Questa testimonianza di dolore trasformato in impegno sociale è un esempio ispiratore per tutti noi. I genitori di Dodò hanno scelto di non lasciarsi abbattere dalla tragedia, ma di trasformarla in un'opportunità per sensibilizzare e agire contro la violenza e l'influenza criminale. La loro voce si è levata contro l'indifferenza e ha reso possibile una maggiore consapevolezza nella comunità.

«È fondamentale che ognuno di noi si unisca a questa lotta. Ogni gesto, grande o piccolo, può fare la differenza. Dobbiamo sostenere le forze dell'ordine e le istituzioni nella loro opera di contrasto alla criminalità organizzata e alla violenza», riferiscono i genitori. Inoltre, è importante educare le future generazioni sui valori della legalità, della solidarietà e del rispetto reciproco. La storia di Dodò e l'impegno dei suoi genitori ci ricordano che non possiamo restare indifferenti di fronte a tali tragedie. Dobbiamo agire, perché solo attraverso l'unione e la determinazione possiamo sperare di sconfiggere la violenza e la criminalità.