Tra le linee ferroviarie peggiori d'Italia ci sono sette novità rispetto al 2023, tra cui l'Avellino-Benevento, la Firenze-Pisa e la rete di Ferrovie della Calabria. Lo indica il nuovo report Pendolaria di Legambiente, in cui si evidenzia che il Sud è il grande dimenticato, con una situazione del trasporto su ferro critica: l'età media dei treni, pari a 17,5 anni, è ancora superiore a quella del Nord, dove si è scesi a 9 anni. Inoltre, la rete ferroviaria del Mezzogiorno è ancora in gran parte non elettrificata – il plastico esempio è la linea ferrata Ionica tra Sibari e Melito Porto Salvo – e sono diverse le linee dismesse come, appunto, le linee che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi, il cui servizio è sospeso da 13 anni.

I nodi irrisolti e l’aggravante del Ponte

Se il Sud è il grande dimenticato, sul groppone di Calabria e Sicilia, tra l’altro, pesa l’aggravante: il ponte sullo Stretto che sta «drenando» risorse necessarie al miglioramento infrastrutturale su rotaia.
Ma più in generale sono ancora molti i nodi irrisolti, in particolare sulle linee considerate secondarie e al Sud, dove «le corse dei treni regionali – riferisce il report di Legambiente – e l’età media dei treni al Meridione sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia. In particolare la media di 17,5 di età dei convogli, in calo rispetto a 19,2 anni del 2020, è quasi il doppio di quella del nord, arrivata a 9 anni».
Peraltro, «il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina sta drenando risorse fondamentali per il sud. Lo scorso anno, 1,6 miliardi di euro sono stati dirottati dalla quota dei Fondi per lo sviluppo e la coesione destinati direttamente alle regioni Calabria e Sicilia, mentre ora sono state alleggerite ulteriormente (da 9,3 a 6,9 miliardi) le spese a carico dello Stato, aumentando da 2,3 a 7,7 miliardi il contributo Fsc». L’aspetto «drammatico», secondo Legambiente, è che «oltre l’87% degli stanziamenti infrastrutturali fino al 2038 riguarderanno il Ponte sullo Stretto», nonostante permangano criticità come l’Alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria.
E se l’87% delle dotazioni infrastrutturali fino al 2038 sono state vincolate al ponte, la legge di Bilancio proposta dal governo Meloni in fase di discussione «non prevede fondi né per il trasporto rapido di massa, il cui fondo è stato definanziato lo scorso anno, né per la ciclabilità e la mobilità dolce».

I progetti dannosi per l’ambiente e l’economia

Così come stata pensata dopo l’abbandono del tracciato che passa dal nodo di Tarsia, la Salerno-Reggio Calabria ferroviaria ad alta velocità risulta, secondo lo studio dell’associazione ambientalista rientra «tra i progetti di gran lunga migliorabili». Un po’ quello che va sostenendo il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, secondo cui pur allungando la tratta di «soli sette minuti», la stessa linea gioverebbe di un potenziale bacino d’utenza ben maggiore, conglobando 600mila calabresi che, di fatto, restano tagliati fuori dall’alta velocità ed eviterebbe di sventrare ulteriormente la dorsale tirrenica.

Lo spiega Legambiente. La Salerno Reggio Av prevede un investimento di 30 miliardi, in parte finanziata con il Fondo complementare al Pnrr. «Nelle prime ipotesi di progetto allungava il tracciato (superando in galleria il Pollino e passando da Tarsia-Cosenza, ndr) e abbandonava i piani, già previsti, di potenziamento della linea esistente (quella tirrenica, ndr). La linea non sarebbe pronta prima del 2030 e va sottolineato – riporta ancora Pendolaria – come attualmente il treno più veloce tra Roma e Villa San Giovanni impieghi 4 ore e 57 minuti (in miglioramento rispetto a un anno fa), quando fino al 2019 era in servizio un Frecciargento che impiegava 4 ore e mezza, nonostante in questi anni siano stati realizzati investimenti sulla linea tirrenica che permetterebbero di far viaggiare i treni più sicuri e veloci».

Ferrovie della Calabria tra le reti peggiori d’Italia

I “primati” a tinte calabre proseguono. Tra le peggiori reti ferroviarie italiane, nel report Pendolaria è segnalata quella delle Ferrovie della Calabria che paradossalmente contribuisce allo spopolamento delle aree interne.
«Chi ha fatto sparire le ferrovie della Calabria (FdC)? – si chiede Legambiente –. La rete, un tempo unita a quella delle Ferrovie Appulo Lucane (FAL), ha subito un destino completamente contrario a quello della gemella di levante: da un lato la rete FAL è in progressiva modernizzazione, con ampi raddoppi di binario, miglioramento delle frequenze, potenziamenti infrastrutturali diffusi e nuovo materiale rotabile. La ferrovia è utilizzata per esercire un servizio ferroviario di tipo metropolitano a Potenza, per cui sono previste nuove fermate. Dall’altro, la rete delle ferrovie della Calabria è in decisa sofferenza. Le due ferrovie del taurense (la Gioia Tauro - Palmi - Sinopoli e la Gioia Tauro - Cinquefrondi) sono state sospese integralmente nel 2011 e giacciono in stato di abbandono; studi per la loro conversione in sistemi di tram-treno non hanno per ora avuto seguito. La ferrovia più lunga invece, la Cosenza - Catanzaro Lido, sta avendo uno sviluppo accidentato. Nell’area del capoluogo calabrese, si è previsto la creazione di un servizio ferroviario metropolitano, con un’estensione dell’infrastruttura fino alla stazione FS di Germaneto, che ha sostituito nel 2007 la stazione di Catanzaro Sala. Difatti, questo prolungamento va a recuperare l’isolamento che il capoluogo di Catanzaro ha subito con la variante a valle della ferrovia Catanzaro Lido - Lamezia Terme Centrale, andando a ristabilire l’interscambio diretto fra il centro di Catanzaro e la rete FS (oltre che lo scambio sempre attivo a Catanzaro Lido). Il resto della tratta invece, è al momento sospeso, dal 2012, fra Soveria Mannelli e Rogliano per problemi di dissesto idrogeologico. La sospensione si è estesa a tutto il resto della tratta fino a Catanzaro Lido, dal 15 luglio 2023, per i lavori connessi alla metropolitana di superficie. Anche la diramazione fra Pedace e San Giovanni in Fiore è sospesa integralmente dal 2010, lasciando la Sila senza collegamento ferroviario; al suo posto è stato attivato, con alterne fortune, un servizio turistico chiamato Trenino della Sila, che percorre tuttavia solo la parte terminale della linea ed è al momento sospeso. Se si vuole fermare lo spopolamento interno della Calabria, la riattivazione integrale della rete FdC è un passaggio obbligatorio».

L’età media delle flotte regionali

La nostra regione, ancora, “vanta” la terzultima flottiglia di treni più vetusti d’Italia. L’età media dei convogli regionali che viaggiano in Calabria è di 20,1 anni, il 75% di questi oltre i 15 anni. Peggio di noi solo il Molise e l’Umbria.
«L’età media dei treni circolanti in Italia – è spiegato nel rapporto di Legambiente – scende a 14,8 anni, rispetto ai 15,8 dell’anno precedente» mentre, come sempre, «permangono alcune differenze tra le diverse aree del Paese».
Complessivamente, in Calabria la flotta dei rotabili è composta da 93 treni regionali (tra Trenitalia e Ferrovie della Calabria), mentre in Sicilia sono 128 (Trenitalia e Circumetnea). Lontanissimi dalle flotte di regioni quali la Toscana (252) o l’Emilia-Romagna (217).

Lo scenario al 2035: le relazioni ferroviarie regionali e interregionali da potenziare

Secondo Legambiente, infine, andrebbe potenziata la linea Reggio Calabria - Catanzaro Lido - Sibari - Taranto, oggi servita da una sola coppia di treni Intercity. Suggerimento? Un Intercity  ogni 60 minuti e l’imprescindibile elettrificazione della tratta, parte della quale – Sibari - Catanzaro - Lamezia – già affidata nei giorni scorsi e da concludere entro il 2026 perché realizzata con fondi a valere sul Pnrr.

Nel rapporto l’associazione ambientalista segnala tutta una serie di fake news generate attorno al ponte sullo Stretto. Ma questa è un’altra storia che racconteremo presto.