Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, sarà finalmente ricordata con un flashmob una strage dimenticata. Una vera e propria carneficina sul sagrato dell’abbazia Florense di San Giovanni in Fiore. Un episodio in piena era fascista che il tempo ha troppo presto cancellato. 

Ma cosa è successo quel 2 di agosto del 1925 a San Giovanni in Fiore, proprio davanti l’Abbazia gioachimita? Nella cittadina florense scoppiò una vera e propria rivolta popolare: una grande folla, 2mila persone, scese per strada per protestare contro i dazi. E si avviò in quello che allora era il cuore della città, in piazza Abate Gioacchino, per poi scendere davanti l’adiacente Abbazia. La milizia fascista affiancata dai carabinieri furono colti di sorpresa, del tutto impreparati ad affrontare e contenere una rivolta tanto imponente. Alcuni di loro cominciarono a sparare, e fu il caos. Così l’intera milizia fascista e i carabinieri che erano sul posto, reagirono con durezza nella speranza di contenere l’immensa folla. Spararono sulla gente uccidendo cinque persone, fra cui una donna incinta. Ma molti altri rimasero a terra feriti. Scoppiò il panico. Il grosso centro della Sila rimase impietrito, sconvolto. La rabbia non si placava. Anzi era pronta ad esplodere nuovamente.

Le vittime dell’eccidio furono Filomena Marra, contadina di 27 anni, incinta, Barbara Veltri, contadina di 23 anni, Marianna Mascaro, contadina di 73 anni, Antonia Silletta, contadina di 68 anni, Saverio Basile, fabbro di 33 anni.

Ma facciamo il punto di quanto accadde qualche giorno prima del tragico evento.
Agli inizi del 1925 il sindaco della città, Romei, si dimise dall’ incarico. Quasi immediatamente il prefetto nominò commissario governativo straordinario Giovanni Rossi. Il quale decise di intervenire per risolvere la grave crisi finanziaria del comune istituendo nuovi dazi che colpirono i già poverissimi e provati contadini silani. Migliaia di cittadini si rivoltarono contro la decisione del commissario governativo, che coraggiosamente si diede alla fuga, abbandonando il suo ruolo.
La rivolta dei contadini sostenuti dall’intera città provocò quella terribile reazione del 2 di agosto, con morti e feriti. Lo spargimento del sangue non fermò la rivolta. Che continuò per giorni.
Finalmente il il 25 aprile del1973 la città decise di ricordare quella tragedia. I nomi dei caduti furono immortalati in una lapide di marmo fatta affiggere dall’amministrazione comunale dell’epoca: “Ricorda che “Ai nemici della libertà e della democrazia, agli assassini dei lavoratori, la strada dovrà essere per sempre sbarrata”.
Il 6 agosto 2012, un’ Associazione cittadina, “Impegnocivile”, molto impegnata nel sociale, d’accordo con l’Amministrazione comunale, commissionò una nuova lapide al posto della precedente ormai consumata dal tempo, recuperando integralmente la motivazione dell’epoca.
Intanto nel giorno della memoria, il 27 gennaio 2023, è previsto un inedito flashmob sul sagrato dell’abbazia. Giovani e associazioni con la chitarra acustica intoneranno la Canzone di Auschwitz di Guccini, i cui versi sono ormai entrati fra i canti antifascisti del nostro paese:
“Son morto con altri cento, Son morto che ero bambino/Passato per il camino/E adesso sono nel vento...”