Giuseppe Valditara ha cercato di aggiustare il tiro: «Mai parlato di salari differenziati, ma solo di costo della vita diverso». Precisazione che non è bastata ad arginare le critiche. Irto (Pd): «Inaccettabile». Orrico (M5s): «Questa è la pubblica istruzione che vuole la destra»
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«Inaccettabile la proposta del ministro dell’Istruzione di introdurre stipendi differenziati su base regionale per i professori della scuola pubblica».
Il deputato calabrese Pd, Nicola Irto, si aggiunge al coro di dissenso che sollevato dalle parole del ministro Giuseppe Valditara, che avrebbe ipotizzato trattamenti salariali diversi in relazione al costo della vita nella regione nella quale si lavora.
«Ormai i ministri del Governo Meloni fanno a gara a chi la spara più grossa – continua Irto, che fa parte anche del Comitato promotore della mozione Bonaccini in vista del congresso che sceglierà il segretario nazionale del partito - Dopo il “Dante fondatore del pensiero di destra”, oggi siamo costretti a prendere atto della strampalata quanto inaccettabile proposta del ministro dell'Istruzione. Una simile proposta - aggiunge - è perfettamente in linea con il programma di una destra che, soprattutto per mezzo dell'autonomia differenziata, punta a spaccare in due il Paese, a tutto vantaggio del Nord. Le retribuzioni variabili in base al territorio produrrebbero discriminazioni inaccettabili, legittimando la presenza di scuole di serie A e scuole di serie B. Il Pd non permetterà che il sistema scolastico italiano venga smantellato dalle politiche miopi e fortemente discriminatorie ispirate dalla Lega di Salvini».
Sulla questione, Valditara ha comunque risposto alle accuse del mondo politico e sindacale, affermando di non aver «mai messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola». «Non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud - ha spiegato, aggiustando il tiro - ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e Regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico».
Tra i primi ad attaccare c’è stato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, secondo il quale «tornare a una differenziazione di gabbie salariali come c'era cinquant'anni è una follia». «Il nostro Paese è già abbastanza diviso non ha bisogno di aumentare le divisioni», ha detto Landini. «Penso che il ministro anziché fare delle dichiarazioni che ci portano indietro cinquant'anni dovrebbe porsi il problema di come affrontare la situazione».
Favorevoli all’ipotesi di stipendi differenziati su base regionale, si sono dimostrati, invece, i presidi. Secondo Mario Rusconi, a capo del sindacato dei dirigenti scolastici Anp di Roma, «aumentare gli stipendi al personale scolastico che vive al Nord è una misura abbastanza sensata»: a dirlo all'ANSA, riprendendo le parole del ministro Valditara, è. Quanto all'ingresso dei privati nella scuola, «già questo avviene, soprattutto alle superiori e alle tecniche professionali. Bisogna vedere le condizioni in cui il privato entra, ma le scuole hanno bisogno di fondi, le risorse a disposizione degli enti locali non sono molte. E le scuole dovrebbero avere lo statuto di Fondazioni per avere celerità nello svolgimento dei lavori e risparmio nei costi».
Bisogna «trovare nuove strade - spiega Valditara -, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l'istruzione, oltre allo sforzo del governo» ha spiegato. Per evitare il rischio di trovare molte aziende disposte a finanziare gli istituti solo in alcuni territori, creando disparità insanabili per la scuola pubblica, secondo il ministro la soluzione è «la creazione di un fondo perequativo centralizzato e ministeriale che ci consenta, con i fondi attratti per un liceo di Brescia, di finanziarne anche uno a Palermo o un istituto professionale a Caserta». Secondo Valditara «dobbiamo avere il coraggio di togliere istruzione e ricerca dai vincoli di Maastricht». Inoltre «chi vive e lavora in una regione d'Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più». Comunque anche con l'autonomia differenziata «non credo che il contratto nazionale verrà toccato».
Il M5s: «Questa è la scuola che vuole la destra»
«Valditara getta la maschera e descrive a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare questo governo: la scuola delle disuguaglianze», così i capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera Luca Pirondini e Anna Laura Orrico. «Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto - hanno continuato - non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico. Quanto allo spalancare le porte ai soldi dei privati tramite sponsorizzazioni, siamo consci della carenza cronica di risorse, ma questo non può portare a soluzioni che rischiano di aumentare il gap non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centro e periferia e tra grandi e piccoli centri. Il disegno di Valditara ci inquieta: il suo piano è esattamente quello che gli contestammo in Parlamento e le sue parole ci stanno dando ragione».