La polemica va avanti ormai da tempo e vede contrapposti i sostenitori del progetto “a valle” – quello attuale di Anas – e quelli del progetto “a monte”, con in testa il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi. È ormai scontro aperto in riva allo Ionio per il nuovo tratto Sibari-Rossano della Statale 106. Proprio sul primo cittadino adesso puntano il dito i parlamentari di Alternativa, gli ex cinquestelle Francesco Sapia, Francesco Forciniti e Rosa Silvana Abate, imputandogli di aver “buttato nel cestino” 200 milioni di euro già stanziati e la possibilità di una seconda tranche di finanziamento dell’opera avendo «paralizzato l’iter».

Niente di illegittimo, chiariscono gli stessi parlamentari: «Lungi da noi l’idea di volere negare al sindaco di una città da quasi 80mila abitanti il diritto di negoziare con Anas per ottenere una strada che sia la migliore possibile». Ma, aggiungono, «sia chiaro che avanzando richieste irrealistiche, che prevedono per esempio l'attraversamento e la devastazione di zone collinari, o la realizzazione di gallerie sotterranee dalla dubbia compatibilità idrogeologica, si rischia di perdere per i decenni a venire il progetto e la possibilità di ottenere le relative risorse».

Musmanno: «Nessuna devastazione, ci sono norme stringenti»

Timori di «devastazione» che, almeno questi, sono bipartisan. Perché se da un lato si paventa lo sfacelo tra colline e montagne, dall’altro c’è chi come il sindaco Stasi guarda con occhio critico a un progetto che – afferma in sostanza – mira a tagliare in due l’area urbana anziché aggirarla come si potrebbe fare con un tracciato alternativo.

Roberto Musmanno ha ricoperto negli anni scorsi, durante la presidenza Oliverio, il ruolo di assessore regionale alle Infrastrutture. Oggi continua a fare il suo mestiere di docente al dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale dell’Unical. Il suo è il punto di vista di chi ha avuto a che fare con la questione sui tavoli istituzionali ma è anche un punto di vista “tecnico”. Non mette bocca sugli aspetti più politici della diatriba e non si lascia prendere la mano dall’una o dall’altra “mozione” ma non per questo è meno netto: «Una cosa è certa: una strada va fatta. E io oggi mi preoccuperei di realizzare l’opera». I timori di disastri, da una parte e dall’altra, secondo lui, non hanno motivo di esistere: «In Italia ci sono così tanti vincoli e legacci burocratici che possiamo stare sicuri che qualunque sia il progetto che verrà mandato avanti questo garantirà il rispetto dei luoghi».

Eppure la questione è tutta lì: sventriamo le montagne o i centri abitati? Una falsa questione, però, per Musmanno. «Guardi, c’è un motivo se in Giappone costruiscono ponti alla velocità della luce e noi siamo decisamente più lenti: in Italia abbiamo norme molto più stringenti a cui bisogna attenersi nella realizzazione di un’opera». Anomalie e “deviazioni” dalla retta via a parte, s’intende. Di regola, ogni progetto è sottoposto a controlli e pareri vincolanti che, se da un lato ne dilatano i tempi, dall’altro, sostiene l’ex assessore, sono – o almeno dovrebbero essere – garanzia di lavori fatti secondo criteri inderogabili.

«Una volta che un progetto verrà approvato ci saranno diversi pareri che dovranno essere sentiti, questo può farci stare tranquilli», afferma. I timori, secondo Musmanno, non dovrebbero essere rivolti a eventuali impatti disastrosi o a stravolgimenti dell’assetto urbano, ma piuttosto al fatto che, come ormai la storia di questa strada ci ha insegnato, i lavori potrebbero non vedere l’inizio in tempi brevi. «Non vorrei che qui si faccia la fine del terzo megalotto», avverte. Breve storia del terzo megalotto: lavori infine partiti e ancora in corso dopo anni e anni di discussioni.

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