Una foto reale che ritrae un papà, la sua bimba e uno sfondo meraviglioso. E poi una storia frutto della fantasia che invita a riflettere
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Da quando è nata la piccola Serena, il giovane papà l’ha portata ogni giorno a vedere il lago. Quel lago che lui, fin da bambino, ha sempre amato, perché è sempre stato parte della sua vita, come le montagne che lo abbracciavano.
Serena è nata con un dono unico al mondo: già dal primo giorno capiva ogni cosa, perfino la vista era perfetta, e lei scrutava tutto con attenzione, dimostrando di sentire e capire ogni dettaglio. Era un piccolo miracolo, forse un dono del cielo per quella bambina meravigliosa. Nessun medico o scienziato ha mai saputo spiegarsi tutto questo.
Dopo alcuni giorni di continue passeggiate sul lungolago, Serena cominciò a parlare col papà. Ma non solo, aggiungeva ogni giorno una frase, anche le più complesse, superando tutti gli ostacoli.
Quella mattina, dopo una settimana di pioggia e vento, il lago era particolarmente quieto, il vento era scomparso, tutto è tornato tranquillo: il lago era tornato in pace con sè stesso. Era come sempre sul petto di papà, e guardandolo con insistenza comincia a parlare:
- Papà, perché mi hai fatto nascere?
E lui: Io e mamma ci sentivamo soli, avevamo bisogno di avere un tesoro in casa. E poi sin dal primo momento abbiamo desiderato fortemente un figlio che si innamorasse di questo lago bellissimo, del suo profumo, della sua potenza. Della vita.
-Papà, ma il lago da dove viene?
•Piccola mia, il lago, come queste splendide montagne, viene da dove vieni tu: da un luogo lontanissimo e meraviglioso, dove regna la pace, dove non ci sono le guerre, dove c’è solo un cielo immenso e un paradiso dai mille colori.
-Papà, ma perché sento sempre parlare di guerra?
•Piccola, devi sapere che l’uomo è l’animale più infelice del creato, il più stupido, anche il più violento, è l’unico che combatte i suoi simili, uccide e distrugge ogni cosa, e sta devastando il pianeta. Abbiamo fatto un mondo tanto assurdo, piccola mia. Ma tutti voi bambini dovrete fare ogni cosa per cambiarlo.
-Papà, ma io cosa posso fare?
•Piccola, la pace chi non ce l’ha dentro non potrà mai portarla fuori. C’è bisogno che tutti gli uomini riscoprano il piacere di amarsi e di rispettarsi, di fare il proprio dovere, di lottare per un mondo migliore. Tu da grande farai tutto questo e sarai felice.
-Papà, quando tu guardi il telegiornale, io vedo tante cose brutte, fa paura.
•Sai che c’è piccola? Che è sempre stato così, gli uomini si sono sempre combattuti. Poi a un certo punto tutto è cambiato, ogni cosa è tornata al suo posto, e l’uomo ha riscoperto la pace.
-Papà, me la racconti una filastrocca sulla pace?
•Sì, piccola mia. È di un poeta che si chiamava Gianni Rodari. Ascolta bene:
“ Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra”.
La piccola, improvvisamente guardò il papà negli occhi. Rimase così, in silenzio, per molto tempo. Dal lago si alzò una lunga scia di vento che raggiunse la bambina avvolgendola con tenerezza.
Lei se ne accorse e disse al papà:
-Papà, papà, ma questo cos’è?
•È la carezza del lago, bambina mia. Ha sentito tutto quello che ci siamo detti. E adesso ti proteggerà. Per sempre.
Il papà teneva stretta stretta la bambina al petto, lei si addormentò, e non si accorse che il papà stava percorrendo un lunghissimo tratto di strada, arrivando fino in fondo, oltre le montagne, fin dentro i boschi. Camminarono per ore; arrivarono in un punto dove il cielo e la terra si fondevano, creando un luogo che nessuno ha mai visto prima, e nessuno ha mai immaginato. Fu lì che il papà sedette, con la bambina ancora stretta al petto, lasciandosi cullare da un vento dolcissimo e caldo.
Era tornata la pace. E portava il nome ‘Serena’.