Oltre 5 milioni le persone raggiunte, quasi 200mila i like a una storia che racconta una pagina di vita quotidiana
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I numeri sono veramente da capogiro. Soprattutto per un racconto che tocca una sfera delicata, che porta la firma di Franco Laratta, pubblicato tre giorni fa sulla sua pagina pubblica di Facebook. Un fatto veramente accaduto, raccontato con delicatezza, che in poche ore diventa virale.
Sono oltre 3.700.000 le persone raggiunte (che diventano oltre 5.000.000 aggiungendo i lettori delle altre pagine che hanno ripreso il racconto), 744.000 le interazioni, 189.000 i ‘like’, 222.000 le reazioni. A ciò si aggiungono oltre 3000 messaggi privati giunti nelle caselle di messanger e whatsapp di Franco Laratta. Che ha commentato: «Sono ancora stordito, impressionato dalla reazione che ha suscitato il racconto di un fatto che può sembrare semplice se non banale. Eppure ha colpito tantissimo, forse perché oggi si sente forte il bisogno di gesti di sensibilità e umanità».
Ecco il racconto:
“Scusi, quanto costa un cornetto”?
Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa un cornetto”?
Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.
Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”. Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”
Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa’’. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.
Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto.