Come non detto. La proposta ridondante di posticipare l’apertura delle scuole a causa del caldo, che quasi ogni anno anima il dibattito alla vigilia della ripresa dell’anno scolastico, finisce in soffitta per essere tirata fuori, probabilmente, nel 2025. 

Il 16 settembre, dunque, suonerà la campanella per gli studenti calabresi, dalla scuola dell’infanzia alle superiori. E già si mette mano al calendario per segnare le feste comandate che scandiranno l’anno scolastico 2024-25. Oltre al lungo ponte di Ognissanti (1° novembre), ci sono le vacanze natalizie dal 23 dicembre al 6 gennaio, quelle pasquali dal 17 al 22 aprile, il ponte del 26 aprile e quello del 2 e 3 maggio. La scuola terminerà il 7 giugno per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, mentre per la scuola dell'infanzia la chiusura è prevista per il 30 giugno.

La prima novità, per tutti, che caratterizza questo nuovo anno scolastico è il divieto di utilizzo del cellulare a scuola. Il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha infatti firmato a luglio una circolare che vieta l'utilizzo del cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico. «Non credo che si faccia buona didattica con un cellulare fino alle scuole medie», aveva dichiarato il ministro appena varato il provvedimento. La circolare impone il divieto «a partire dalle scuole dell'infanzia e fino alle scuole medie inferiori». «Questo ovviamente - ha sottolineato Valditara - non significa l'uso del tablet o del computer, che devono però essere utilizzati sotto la guida del docente».

Intanto, il Forum Famiglie Calabria torna sulle polemiche che sono scoppiate intorno alla proposta di rimandare l’inizio dell’anno scolastico e ribadisce la propria opposizione a ipotesi di questo tipo. «Posticipare l'inizio delle attività didattiche ad ottobre – afferma in una nota Claudio Venditti, presidente dell’associazione - non risponde né ad esigenze didattiche, né al mondo in cui vivono gli studenti di oggi. Da un punto di vista didattico, spostare al 1° ottobre significa rinunciare a quel tempo, in genere di due settimane, che serve per riannodare il percorso con l'anno precedente. Molto spesso, settembre è dedicato ai recuperi per chi è rimasto indietro o alla ripresa di temi e concetti fondamentali per gli anni successivi. Si tratta di due settimane fondamentali per la socializzazione e, in molti casi, per l'adattamento in classe di bambini e ragazzi che iniziano un nuovo ciclo scolastico».

Piuttosto, aggiunge, bisognerebbe prestare maggiore attenzione a a questo primo periodo, con «attività e uscite didattiche sul territorio». «Puntare sul qualificare le relazioni tra gli studenti e quelle tra scuola e territorio – continua -. Poi c'è il fattore sociale: il mondo in cui vivono i bambini e i ragazzi oggi non è più come una volta. Da decenni la scuola, giustamente, è l'attività principale dei bambini e dei ragazzi. È il loro “lavoro”. Garantire luoghi sicuri e accoglienti non è una questione di clima o di mesi, ma di visione: se la formazione integrale della persona, così come prevista dalle Indicazioni nazionali, è la priorità per il Paese, bisogna intervenire sui problemi strutturali degli edifici, sugli spazi, sull'articolazione delle attività, ma i ragazzi, soprattutto i più fragili, hanno il diritto di vedersi garantito un periodo scolastico congruo, che , in Italia, non può avere durata inferiore ai 200 giorni di attività didattica». 

Ciò che preoccupa in questo periodo, si sottolinea inoltre, è «l’imbarazzante avvio a singhiozzo delle attività didattiche: i supplenti vengono nominati sempre in ritardo, provocando disagi agli studenti e alle scuole». «Già con l'inizio della scuola a settembre, non si riesce, molto spesso, ad avere orario completo e definitivo prima di novembre. Con un inizio ad ottobre, significherebbe non riuscirei a cominciare seriamente prima di Natale».