«Non so cosa ci aspetta ma so cosa desidera il mio cuore: io vorrei per la Calabria le stesse infrastrutture che ci sono in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia. Questo è quello che sogno per la Calabria altrimenti saremo sempre fanalino di coda in tutte le classifiche». Così il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri intervenendo a Scilla in occasione del terzo meeting Internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia dal titolo "narrazione del Sud".

«Quando parliamo di Sud e di Calabria non dobbiamo parlare solo di mafia perché in questa regione ci sono molte eccellenze ad esempio nel mondo dell'agricoltura e se avessimo le stesse infrastrutture che ci sono altrove potremmo fare di più. Dovremmo migliorare anche nel mondo del turismo perché non siamo molto bravi - ha aggiunto il magistrato -. Spesso facciamo del turismo predatorio: dura poco e in quel mese e mezzo vogliamo guadagnare tanto».

La soluzione per il capo della procura catanzarese ci sarebbe: «La Calabria avrebbe bisogno di università dedicate al turismo, per insegnare ai ristoratori ad essere più bravi e performanti. Non per quanto riguarda la cucina che è sicuramente di altissimo livello anche perché ci sono ottimi istituti alberghieri ma io penso in grande e immagino una grande università in Calabria: anziché tre facoltà di giurisprudenza, meglio due o una, e una università per il turismo».

La riforma Cartabia

Il magistrato torna poi a parlare della riforma Cartabia che continua a non convincere: «Il problema è l'improcedibilità. Fino a quando ci sarà questo termine nella norma è ovvio che sarà un grande favore alle mafie e ai faccendieri. Tutti coloro che sono stati condannati in primo grado e non sono detenuti possono sperare e hanno il 50% di possibilità che il loro procedimento venga dichiarato improcedibile. Non mi pare il nuovo che avanza».

I saluti 

L'evento della Fondazione Magna Grecia è stato aperto dall'intervento dal presidente On. Nino Foti e dal saluto del sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone. A introdurre la serata gli organizzatori Alessandro Russo e Paola Bottero. È stata la giornalista e scrittrice poi a intervistare il procuratore Gratteri e, in collegamento Skype, Antonio Nicaso, partendo dalla presentazione del libro "Non chiamateli eroi", un lavoro che racconta storie di uomini coraggiosi che hanno dato la loro vita per sconfiggere ogni forma di criminalità, a cominciare dagli esempi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fino alla figura del mugnaio calabrese Rocco Gatto, ucciso per mano della 'ndrangheta nel 1977.

La mafia internazionale

«La guerra in Afghanistan oltre a fare arrivare molti terroristi in Europa farà arrivare anche molta eroina» - è l'allarme poi lanciato dal procuratore. «C'è una mafia emergente in Europa, quella albanese. In Albania è facile corrompere e quando poi esco, dopo essere diventato forte, riesco a rapportarmi con la mafia internazionale. Lo sanno bene gli olandesi che oggi si ritrovano una criminalità molto dura e oggi ci chiedono cosa fare, le istruzioni per l'uso. Noi facciamo quello che possiamo ma io, già anni fa raccontavo che la ndrangheta era in Olanda. Non sono stato mai ascoltato perché loro sono molto gelosi della loro privacy ma è in nome della privacy che si fanno grandi affari. Il problema è che l'Europa non vuole mettere un freno, si trova di tutto, e oggi è diventata un grande supermercato, è la più grande piazza per fare business».

Gratteri e la stampa

Il rapporto con la stampa e il coraggio di andare in tv a denunciare pubblicamente quello che succede. Su questo Gratteri ha raccontato: «Faccio il mio lavoro dando tutto me stesso ma mi piace dire la mia, quello che penso. E soprattutto quando leggo certe cose non riesco a stare zitto. In questo periodo sto parlando tantissimo. Non posso stare zitto perché quando questo Governo si è insediato ha parlato della riforma del procedimento civile. E da italiano non posso sentir dire che se non si fa la riforma del processo civile, l'Europa non ci da i soldi. Da cittadino è umiliante. A un certo punto, dopo un mese e mezzo, spunta la riforma del processo penale e mi impunto sul termine "improcedibilità" che non sono riuscito a digerire», ha ribadito più forte Gratteri spiegando così i motivi della sua contrarietà rispetto alla legge firmata dalla guardasigilli.

La mafia nella politica

Sulla incandidabilitá o meno dei politici e quindi sul controllo da parte della commissione parlamentare antimafia Gratteri ha aggiunto: «Il problema non si risolve con la patente dell'antimafia ma con la serietà della politica. Sul piano politico, etico e morale siamo in grado di capire se quella persona ha le competenze e chi fa le liste sa perfettamente chi mette dentro. Non ci sono alibi per nessuno».

La violenza sulle donne

Un passaggio anche sulla violenza sulle donne, sulle vittime innocenti. «Questa pandemia ha aumentato la violenza e lo stress viene scaricato sulla parte più debole. Il consiglio che do alle donne: quando un marito vi picchia dovete andare via. Non andate mai ad un ultimo appuntamento, è una trappola. Quello sarà l'ultimo vostro incontro perché vi ucciderà. Quando il marito vi ha alzato le mani, il rapporto è finito. E il sistema processuale penale non consente di arrestare tutti gli stalker».

L'emergenza incendi

La Calabria brucia. Cosa farebbe Gratteri? Chiede alla fine la Bottero. «Non rinnoverei i contratti con i Canadair -risponde -. Non autorizzerei lo straordinario ai lavoratori di Calabria Verde. Farei una modifica normativa sul carcere e adotterei lo stesso metodo che c'è per i tossicodipendenti. Io vado spesso a trovarli perché è bellissimo ma stressante. Fatelo, andate a parlare con i tossici così vi farete un'idea sulla liberalizzazione delle droghe. Cosa si fa con un tossicodipendente per farlo uscire dalla droga? Lo si fa lavorare e poi fa terapia di gruppo. Lo si fa tornare bambino».

Poi un inevitabile passaggio sul maxi processo Rinascita Scott e sulla sede della nuova procura di Catanzaro che sarà pronta da dicembre.

La chiusura musicale

A chiudere la serata in piazza San Rocco ci ha pensato la musica di Fabio Macagnino Trio, gruppo calabrese di musica etnica, composto da Fabio Macagnino, Massimo Cusato, Francesco Roccisano e Rocco Novella