Diventano carta straccia nel volgere di poco tempo, da destinare alla discarica al pari di uno yogurt scaduto o di tecnologie superate dal nuovo che avanza. Pagati a peso d’oro, i testi scolastici hanno vita breve: dopo l’uso vengono in buona parte dismessi dalle liste delle scuole in cui erano stati adottati. E di colpo sono destinati a finire nella spazzatura.

La presenza di alcuni scatoloni con all’interno decine di volumi seminuovi, nei pressi di un esercizio del centro di Cosenza che commercia in libri usati, è la testimonianza di come, all’inizio di ogni anno scolastico, in molti cercano di rivendere i costosi tomi nel tentativo di rientrare almeno in parte della spesa sostenuta per l’acquisto. E però quei testi comprati a caro prezzo solo pochi mesi prima, vengono spesso rifiutati perché ormai non più utilizzati per l’insegnamento. E siccome pesano, ingombrano e non sono più di immediata utilità, finiscono col rimanere abbandonati all’angolo del marciapiede.

Chi decide il prezzo

Quali siano i criteri di adozione dei libri di testo e, soprattutto, per quale motivo la loro validità si esaurisca così presto, rimane un mistero. Così come sono un mistero le procedure con cui viene stabilito il prezzo di copertina. Per cui pluripremiati best sellers, vincitori di prestigiosi premi letterari, finiscono col costare meno della metà di libri di matematica contenenti le stesse identiche nozioni dalla notte dei tempi. Di conseguenza, ogni avvio di anno scolastico si accompagna, puntuale, ad un salasso per le tasche delle famiglie. Lo Stato, chiamato costituzionalmente a garantire il diritto allo studio, prova a metterci una pezza con lo stanziamento di risorse da destinare a buoni libro, passate però dai 236 milioni del 2020 ai 133 milioni attuali, mentre è contestualmente aumentata la platea dei beneficiari con redditi bassi.

Senza concorrenza

In Calabria si prova a fare meglio con l’iniziativa della Regione di contrasto al caro-scuola. Fincalabra, a tal riguardo, su input della giunta guidata da Roberto Occhiuto, è in procinto di pubblicare un bando per l’erogazione di un voucher da 500 euro per ogni studente iscritto e frequentante un istituto scolastico di secondo grado, appartenente a nucleo familiare con un indicatore Isee fino a 15.748,78 euro. Di contro però la pubblica amministrazione rinuncia ad attivare controlli e verifiche sulla congruità del prezzo imposto dagli editori, se esso deriva da un legittimo margine di guadagno da distribuire ai componenti della filiera di produzione, dall’autore fino al venditore del libro, oppure se sia dettato dalla corsa verso un maggiore profitto, sfruttando la favorevole condizione di mercato determinata dall’obbligo, e non dalla scelta, per lo studente, di acquistare necessariamente proprio quel libro di testo.

Spesa non detraibile

Secondo un’indagine realizzata da Adoc, l’Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori, resa nota dal sindacato Anief, le famiglie devono sostenere in media una spesa pari a circa 2.300 euro per l’acquisto dei libri dell’intero ciclo scolastico, spendendo 601 euro per i libri di testo nei 3 anni delle scuole medie e circa 1700 euro nei 5 anni delle scuole secondarie superiori.

In particolare, per l’acquisto dei libri del primo anno, la spesa per un figlio è di 322 euro per le scuole medie e a 501 euro per le scuole superiori di secondo grado. In Germania le singole regioni offrono diversi programmi di sostegno, a Berlino le famiglie pagano una tariffa unica di 100 euro per i libri scolastici. In Belgio, Olanda e Svezia le spese correlate all’istruzione sono in gran parte gratuite, in particolare in Olanda i libri sono gratuiti e i genitori pagano solo una cauzione.

Ancora una volta nella Legge di Bilancio di prossima approvazione, non è stata prevista la ragionevole misura di poter detrarre fiscalmente questa spesa, come già si fa per i costi della sanità. Mentre in Italia la percentuale della dispersione scolastica continua ad essere tra le più alte d’Europa, minore solo rispetto a Spagna e Romania.