Insieme ad altri poliziotti si adoperò per far fuggire intere famiglie che erano nel mirino dei nazifascisti e per questo fu deportato a Mauthausen. Nella città ligure in cui prestava servizio il ricordo portato avanti dall’Anps: «Una storia uscita finalmente dall’oblio»
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Dei piccoli blocchi quadrati di pietra ricoperti di ottone, su cui viene fissato per sempre il nome e il martirio di chi ha concluso i propri giorni in un campo di concentramento ai tempi della furia nazista. Oggi una di quelle pietre d’inciampo disseminate in tutta Europa per non dimenticare gli orrori dell’Olocausto e le sue vittime, porta il nome del commissario di Polizia calabrese Nicola Amodio. È stata svelata questa mattina a La Spezia, città in cui Amodio – originario di Pizzo Calabro – trascorse metà della sua vita e prestò servizio, prima di essere deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì nel 1945 all’età di 47 anni.
Davanti al portone dell’ex Questura - oggi Palazzo della Provincia e della Prefettura della città ligure -, sono state scoperte in tutto quattro pietre d’inciampo stamane, quando non si sono ancora spenti gli echi del Giorno della memoria. Oltre a quello del calabrese Amodio, fissati sulla pietra i nomi del commissario Lodovico Vigilante e degli agenti Annibale Tonelli e Domenico Tosetti. Tutti furono arrestati e deportati sul finire del 1944. La loro colpa era quella di aver aiutato numerosi ebrei e antifascisti a sfuggire dalle mani dei nazifascisti. Lo fecero ritardando arresti, avvertendo in anticipo le persone da arrestare, procurandogli documenti per l’espatrio. Una sorta di resistenza silenziosa, iniziata dopo l’armistizio del settembre ’43 e condotta dall’interno delle stesse Istituzioni; una scelta di campo precisa che pagarono con la vita.
Una storia a lungo dimenticata, quella del commissario calabrese e dei suoi, e che è stata riportata alla luce grazie a un libro scritto a quattro mani da due poliziotti in pensione, Vincenzo Marangione e Tarcisio Trani: “Polizia e cittadini nella Resistenza, i martiri dimenticati”, diventato anche un’opera teatrale - “Se siamo qui e non altrove…” - scritta da Maria Carmela Mugnano nell’ambito di un progetto storico-civico dell’Associazione nazionale della Polizia di Stato (Anps) di La Spezia, di cui lo stesso Trani è presidente.
Questa mattina erano in tanti davanti all’ex Questura: la cerimonia si è svolta alla presenza del prefetto de La Spezia Maria Luisa Inversivi, del questore Lilia Fredella, del sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, esponenti di Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e dell’Anps. Ma c’erano soprattutto alcuni parenti delle vittime, tra cui anche i nipoti e un pronipote di Nicola Amodio. Tanta la commozione, riferisce il presidente Anps La Spezia Tarcisio Trani: «Con la posa delle pietre d’inciampo in ricordo dei quattro poliziotti, si compie un progetto partito da lontano, dalla scoperta quasi per caso del loro arresto e della deportazione a Mauthausen. Da lì, grazie soprattutto alle ricerche effettuate da Vincenzo Marangione, è stato possibile ricostruire le vicende di Amodio e degli altri. Ne è venuto fuori un libro, poi una lapide in loro ricordo sulla facciata della Questura e ora queste pietre d’inciampo. E il fatto che la richiesta per la posa sia partita direttamente dal ministero dell’Interno è ancora più gratificante. La storia di questi nostri martiri è finalmente uscita dall’oblio ed è arrivata alla gente».
E la storia di Amodio è arrivata anche nella sua terra natale. Dopo il racconto del nostro network, negli ultimi due anni è stato ricordato con iniziative nella sua Pizzo Calabro, grazie alla Pro Loco, e anche a Soriano. Qui gli studenti del liceo scientifico Macchiavelli - l'anno scorso in occasione del Giorno della memoria - hanno messo in scena l'opera di Mugnano ispirata alla storia dei poliziotti spezzini. «L’esperienza vissuta lo scorso anno, basata sull’opera teatrale di Maria Carmela Mugnano e sul lavoro degli studenti, ci ha permesso di mettere a fuoco una tra le tante forme di “Guerra di Resistenza” al nazifascismo, che dopo il 1943 si svilupparono in Italia. L’esempio di Amodio, nostro conterraneo – afferma il presidente di Anpi Vibo Carmine Armellino -, e di Vigilante, ci ricordano che il fascismo, in qualunque sua forma, non può attecchire nella mente e nelle azioni degli uomini che fondano la loro vita sulla Giustizia».