«Io non faccio polemiche né bracci di ferro ma dico e ripeto quello del quale sono convinto che è il risultato di una vita di lavoro. Per quale motivo dovrei cambiare idea se la norma è uguale a quella di una settimana fa?». Risponde così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, a margine della presentazione del suo ultimo libro a Soverato, “Non chiamateli eroi”, alle recenti affermazioni della guardasigilli Marta Cartabia in merito alla riforma della giustizia.

Un tema che nelle ultime settimane continua a tenere banco e che ha suscitato critiche da più parti. Dopo l'allarme lanciato dal magistrato in commissione giustizia sull'improcedibilità dei processi con il nuovo meccanismo della prescrizione, sia per quelli di mafia che per i reati contro la pubblica amministrazione, e sulla necessità, tra le altre cose di assumere magistrati, nei giorni scorsi la ministra ha replicato al question time alla Camera assicurando che i processi per mafia non andranno in fumo e garantendo più di 16mila nuove assunzioni.

«E dove si prendono questi magistrati – si chiede Gratteri -, come si fa un incremento se intanto è da quasi due anni che non si fanno concorsi in magistratura? Quindi nel 2022 diminuirà il numero dei magistrati in organico. Anche aumentando la pianta organica, considerando che mediamente ogni anno non si riesce a reclutare più di 300 magistrati, l'aumento come si fa? Semmai bisognerebbe far rientrare 200 magistrati che sono fuori ruolo, semmai bisognerebbe rivedere la geografia giudiziaria: ci sono ancora procure con un procuratore e due sostituti, ci sono almeno due o tre corti d'appello che potrebbero essere accorpate».

Il nodo improcedibilità

Sulle nuove norme contenute nella riforma che prevedono l'improcedibilità se il processo di appello e quello in Cassazione non terminano rispettivamente entro 2 e un anno, Gratteri replica così: «Se già noi sappiamo che i processi in appello mediamente durano 3 anni e la futura norma prevede 2 anni, mi spiegate con quale incanto dovrebbero concludersi entro due anni e non tre? Anche se si aumentano gli impiegati, i funzionari, i cancellieri, e allora? Poi le sentenze bisogna sempre comunque scriverle. Semmai ci sono altri modi. Intanto diminuendo i casi e le possibilità di ricorso in appello o in cassazione perchè molte volte sono dilatori. Su questo si può ragionare».

La non convenienza a delinquere

Dai temi di stretta attualità ai contenuti del suo ultimo libro, “Non chiamateli eroi”, scritto a 4 mani con Antonio Nicaso, che il procuratore ha presentato a Soverato nell'ambito del “Summer fest, libri e bollicine“ organizzato da Annozero Eventi di Salvatore Sangiuliano. «Io penso che questi incontri siano molto importanti - ha concluso Gratteri -. Durante l'inverno e quindi durante il lockdow, sono stato sempre collegato con i ragazzi per continuare a spiegare la non convenzienza a delinquere».