La testimonianza: «Sento ancora adesso coagularsi in me quello stesso desiderio di libertà e giustizia. Aprendomi un mondo, quella sera prima di andare, mi disse che anche io avrei potuto dare un contributo alla Resistenza. Così fu»
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
«Io rifarei tutto anche adesso e ringrazierò sempre mio fratello Ruggero, uomo buono e coraggioso, per avere confidato a me, sorella minore, adolescente ma molto determinata, la sua scelta di diventare partigiano, facendomi capire che quello era in realtà per tutti il momento di scegliere». Così Anna Condò, staffetta partigiana tra il Piemonte e la Liguria, dove era in formazione la terza brigata Garibaldi alla quale aveva deciso di aderire il fratello Ruggero. Nata a Reggio Calabria, dove ha fatto ritorno dopo la Guerra e dove oggi vive, era stata costretta a emigrare al Nord con la famiglia dopo i bombardamenti degli Alleati e la sospensione dal lavoro dei genitori, non allineatisi alla Repubblica Sociale Italiana.
Lì, giovanissima, aveva aderito alla Resistenza, sposando la causa di Libertà con il fratello Ruggero, classe 1924, unico maschio di cinque figli. Anna ricorda bene la sera in cui egli scelse la montagna e la lotta Partigiana, ricorda le sue parole quando le disse di non volersi piegare al bando Almirante che imponeva ad antifascisti e partigiani, definiti "sbandati", l'autodenuncia presso i posti di polizia italiana e tedesca per l'arruolamento nell'esercito della Repubblica di Salò, pena la fucilazione.
«Sento ancora, come se fosse adesso, coagularsi anche in me quello stesso desiderio di libertà e giustizia che in quel momento stava spingendo mio fratello Ruggero a scegliere la guerra partigiana, al punto che gli dissi di volere andare con lui. Lui mi tirò le trecce, invitandomi al riserbo assoluto e, aprendomi un mondo, mi disse che avrei potuto dare il mio contributo anche restando a casa. Così fu. Io frequentavo una sarta, per imparare a cucire, e una compagna di scuola per studiare. Questo scandiva le mie giornate di ragazzina e quelle erano anche occasioni per spostarmi e portare messaggi di cui non conoscevo il contenuto», ricorda ancora Anna Condò.
Una storia di Resistenza
«Ho ancora nelle orecchie quel rumore dei passi sui sassi dei militari e ricordo, da quella sera, la nostra vita sospesa in un silenzio fatto di attesa, poi terminata nel peggiore dei modi. Mio fratello Ruggero, scampato alla strage della Benedicta, sull'Appennino Ligure nell'aprile del 1944, era stato catturato, torturato e deportato poco dopo in un campo di concentramento tedesco dal quale non fece più ritorno. Questa è la nostra Storia ma il punto è proprio questo: questa storia non è solo la nostra», ha sottolineato Anna Condò.
La responsabilità della Memoria
Voce di due Resistenze troppo a lungo colpevolmente taciute, quella delle donne e quella dei calabresi, che in migliaia combatterono e morirono per l'Italia libera, Anna Condò oggi, pur accusando il peso fisico degli acciacchi e quello emotivo dei tanti e grandi dolori della sua vita, è sempre felice e orgogliosa di andare incontro al 25 aprile, giornata che richiama alla memoria del Paese quel giorno del 1945 in cui la resa dell’esercito nazifascista e la liberazione dell’Italia ebbero luogo. Lei c'era. «Era un tripudio di festa di bandiere rosse e di canti. Io ero con la mia compagna di staffetta partigiana, Mariolina, e con dei picconi rimuovevano dal manto stradale i simboli del fascio", questo il suo ricordo di quella giornata indimenticabile.
Il 25 aprile tutti i giorni
Subito dopo la guerra Anna e la sua famiglia fecero ritorno in Calabria. Lei ha condotto una vita al servizio dei giovani, insegnando loro Italiano, Latino e Greco e testimoniando, con la sua dolce fermezza, la necessità di memoria attiva della Resistenza. Sempre piena di entusiasmo è stata la sua partecipazione alle iniziative promosse dal comitato provinciale Anpi di Reggio Calabria.
«I ricordi riescono a diventare messaggio solo se portano con essi la carica delle emozioni, dei valori, degli ideali e dei principi, validi in ogni luogo e in ogni tempo, che furono alla base della Resistenza e che allora ispirarono i Partigiani nella loro lotta per la nostra Libertà. Tutto sarà vano - ha incalzato Anna Condò - se ciò varrà solo per noi che lo abbiamo vissuto, se non dovessimo riuscire a rendere quei valori, specie nei giovani, mai soltanto passati e invece sempre attuali, se non dovessimo riuscire a tradurli in un presente di coscienza e responsabilità. La Libertà va conquistata e difesa ogni giorno e mai data per scontata. La Democrazia va protetta dal pericolo dell'ignoranza e dell'indifferenza, della smemoratezza e del disimpegno», ha sottolineato ancora la staffetta partigiana reggina Anna Condò.