VIDEO | La messa a dimora questa mattina nella casa di reclusione di Arghillà, in un'aiuola della legalità interamente realizzata dai detenuti
Tutti gli articoli di Attualità
Un’aiuola della legalità in cui a crescere sarà una talea del Ficus che campeggia in via Nortarbartolo a Palermo, davanti alla casa di Giovanni Falcone. Un’aiuola della legalità interamente realizzata dalle persone detenute nella casa di reclusione di Arghillà a Reggio Calabria, guidata dal direttore reggente Mario Antonio Galati. È la prima in Italia a essere stata allestita all’interno di un carcere e, dunque, a legarsi in modo pregnante a una testimonianza tangibile di pena rieducativa e di reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute.
La messa a dimora della pianta ad opera degli stessi detenuti e la benedizione dell’aiuola sono state al centro della cerimonia che stamattina ha raccolto nello spazio all’aperto davanti al carcere autorità civili, militari e religiose. L’iniziativa, promossa dalla garante per le persone detenute e private della Libertà personale del Comune di Reggio Calabria, Giovanna Russo, si è pregiata della preziosa ed essenziale collaborazione del reparto Carabinieri Biodiversità di Reggio Calabria, guidato dal tenente colonnello Giuseppe Micalizzi.
La prima talea dell’albero di Falcone all’interno di un carcere
«Da Reggio Calabria parte un messaggio significativo di legalità con questa prima talea dell’albero di Falcone messa a dimora in un carcere. Il messaggio concreto – ha sottolineato il tenente colonnello Giuseppe Micalizzi, comandante del reparto Carabinieri Biodiversità di Reggio Calabria – che si lega a doppio filo al nostro impegno di promozione della legalità. Il centro nazionale di Biodiversità forestale di Pieve di Santo Stefano, in provincia di Arezzo, ha tratto circa mille talee dal ficus davanti alla casa di Giovanni Falcone per poi farle crescere, attecchire e diventare le piante che noi consegniamo, a chi ne faccia richiesta, per diffondere un messaggio di legalità e rispetto dell’ambiente. Una di queste talee, dunque provenienti dall’albero di Falcone ormai divenuto monumento civile di impegno contro ogni forma di illegalità e di lotta alla criminalità organizzata, è stata oggi messa a dimora qui nel carcere di Arghillà, grazie all’impulso della garante Giovanna Russo. Anche questa pianta è dotata di un algoritmo messo a punto dall’università della Tuscia grazie al quale è possibile, collegandosi al sito del progetto relativo ad un Albero per il futuro, vedere la quantità di anidride carbonica che tali alberi assorbono. Dunque un segno di legalità che coerentemente arreca un concreto beneficio ambientale. Un albero per il Futuro è un progetto promosso dal ministero della Transizione ecologica attraverso i nostri reparti e rivolto alle scuole, affinché le nuove generazioni siano sensibilizzate sul tema, appunto, del rispetto dell’ambiente e della legalità», ha spiegato il tenente colonnello Giuseppe Micalizzi, comandante del reparto Carabinieri Biodiversità di Reggio Calabria.
Segni tangibili di operosità e rieducazione
Piantumata la talea è stata anche scoperta la targa di aiuola della Legalità. «Questa targa arricchisce ulteriormente questo luogo altamente simbolico e anche questo odierno momento di condivisione perché è stata realizzata da un altro gruppo di detenuti impegnati nel laboratorio di marmo, presso la casa circondariale Giuseppe Panzera di Reggio Calabria», ha sottolineato il direttore reggente del carcere di Arghillà, Mario Antonio Galati, porgendo al tenente colonnello Giuseppe Micalizzi un omaggio altrettanto speciale, ossia un bassorilievo realizzato nel laboratorio del carcere Luigi Daga di Laureana di Borrello.
Testimonianza tangibile di rinnovamento della propria vita
«Sono particolarmente emozionata per questo momento in cui si condensano l’importanza dell’esperienza vissuta dalle sette persone detenute che oggi hanno dato non solo alla comunità di questo carcere ma a tutta la società civile un’importante testimonianza di impegno e di rinnovamento delle loro esistenze, e l’essenzialità del lavoro di squadra e dell’impegno di tutti gli attori coinvolti nel percorso rieducativo di coloro che scontano la pena detentiva», ha sottolineato Giovanna Russo, garante comunale per le persone detenute e private della Libertà personale di Reggio Calabria che sulla situazione critica della dotazione di personale medica del carcere ha riferito di «un lavoro gomito a gomito con la commissaria Asp Lucia Di Furia per colmare una situazione di carenza che si trascina dall’apertura del carcere. Abbiamo fatto qualche passo in avanti con quattro medici della guardia medica e una copertura h12. Dobbiamo migliorare ancora», ha concluso la garante Giovanna Russo.