La compagna del leader di Forza Italia scomparso a giugno rompe il silenzio con un’intervista al Corriere della Sera: «Nell’ultimo terribile istante mi ha stretto forte la mano»
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«Sarebbe giusto intitolare il ponte sullo Stretto a Silvio Berlusconi, come ha proposto il sottosegretario Tullio Ferrante». Nella sua prima intervista dopo la morte del suo compagno negli ultimi anni di vita, la deputata Marta Fascina torna sull’ipotesi di intitolare la grande opera (quando ci sarà) al leader di Forza Italia. Una proposta che nel corso degli ultimi mesi è stata caldeggiata da numerosi esponenti azzurri, poi formalizzata dal Consiglio nazionale del partito all’inizio di ottobre, a margine della kermesse di Forza Italia organizzata a Paestum anche per celebrare il Cavaliere, deceduto all’ospedale San Raffaele di Milano il 12 giugno scorso.
Nell’intervista di Tommaso Labate, Fascina affronta numerose questioni, dal dolore per la perdita del suo “quasi” marito (non erano sposati ma erano stati uniti in una cerimonia simbolica con tanto di ricevimento) alle questioni più squisitamente politiche. In particolare, Fascina ha rigettato con sdegno le parole sulla sua «troppa influenza» che avrebbe esercitato su Berlusconi, al centro di una recente puntata della trasmissione Report: «È stato coinvolto un presunto parlamentare di Forza Italia per dichiarare falsità e gettare fango su un’intera comunità politica – dice Fascina nell’intervista -. Penso che le interessate fonti della trasmissione non abbiano danneggiato solo me, ma la memoria del presidente e quella che dovrebbe essere la nostra comune casa politica. Chi ha conosciuto Silvio Berlusconi sa bene che ascoltava tutti, con umiltà, salvo decidere in piena autonomia. Dunque, la notizia di presunte mie influenze sul presidente è talmente ridicola che non meriterebbe neppure una smentita».
La deputata - che per le statistiche parlamentari detiene il record di assenze in aula, avendo partecipato solo a 18 votazioni su 3395 – ha detto che presto tornerà in Parlamento per «onorare il mio mandato», a cominciare dalla votazione sulla Legge di bilancio.
Ricordando gli ultimi giorni, Fascina ha affermato che Berlusconi non era pronto alla morte: «Come dimostra anche il fatto di aver lavorato fino agli ultimi istanti della sua vita. Preparava la sua candidatura per le Europee, in tutte le circoscrizioni; sentiva e riceveva dirigenti di partito, alleati, amici di una vita; esponeva le sue argomentazioni sulla drammaticità dei focolai di guerra sparsi nel mondo. In più verificava quotidianamente l’andamento delle aziende e si occupava di politica estera, la sua grande passione. La notte prima di andarsene mi ha detto “ti amo” e mi ha ribadito quanto fossimo indispensabili l’uno per l’altra; mentre nell’ultimo istante, il più terribile, quello che ho stampato nella mente e nel cuore, mi ha stretto forte la mano».