Giovanni Manoccio, sindaco di Acquaformosa dal 2004 al 2014, nel corso degli anni ha rivestito tante cariche istituzionali e associative, tra le quali quella di componente della giunta esecutiva al Parco nazionale del Pollino e vicepresidente della Comunità montana del Pollino. Dal 2015 al 2019  è stato anche responsabile dell’immigrazione della presidenza della Regione Calabria. Oggi è presidente dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo E.T.S. che si occupa di immigrazione
 
Da sindaco di un piccolo comune Giovanni Manoccio è stato tra i primi a praticare concretamente il valore dell’accoglienza. «Nel 2009 da sindaco di Acquaformosa, ho intrapreso una battaglia di civiltà contro la ministra Gelmini che stava attuando una politica di chiusura dei plessi scolastici dei piccoli paesi, abbiamo scongiurato la chiusura con l'iscrizione dei "nonni" a scuola che è diventata una anche una battaglia di resistenza delle aree interne. La grande stampa nazionale si è interessata della vicenda dando risalto alla nostra lotta».
 
Le scuole comunque sono rimaste aperte ma il sindaco Manoccio si è posto il problema di come invertire la tendenza allo spopolamento. «Sì, l’ho fatto cercando di attuare una soluzione basata sulle nuove residenze. Da qui sono nati i progetti di accoglienza e di inclusione dei migranti, partiti nel 2011 e tutt'ora presenti, non solo ad Acquaformosa ma in altri 7 comuni, la maggior parte di origine arberesh. L'associazione di cui oggi sono presidente nel corso degli anni ha accolto oltre 3200 migranti provenienti da 4 continenti, 69 nazioni e di oltre 123 etnie».
 
E ci sono stati importanti benefici che hanno portato gli immigrati. «L’80% delle risorse dei progetti è rimasto nei territori, l'associazione è passata da un bilancio annuale di € 130.000,00 nel 2011 agli attuali € 3.987.000,00 con una gestione di "Economia sociale e solidale": case affittate per gli ospiti dislocate nei centri storici, oltre 110 dipendenti per lo più di residenti dei nostri paesi, oltre 60 laureati che sono rimasti nei territori di cui oltre il 70% donne, inoltre le spese quotidiane, la possibilità di tirocini formativi per gli ospiti»
 
Aver salvato le scuole è la cosa più importante. Il paese è rinato. E ha ricominciato a vivere. «Abbiamo potuto salvare i plessi scolastici con l'iscrizione di tantissimi bambini. Oggi ad Acquaformosa come a Cerzeto e come a San Giorgio Albanese nelle scuole primarie ci sono più bambini stranieri che quelli autoctoni. Inoltre tante famiglie sono rimaste nei territori oggi lavorano nelle aziende, continuando il loro percorso di inclusione nel territorio».
 

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Potrebbe questa essere una risposta alla fuga dal Sud e allo spopolamento dei comuni delle aree interne. «È una delle ricette percorribili, i nostri paesi sono un esempio, l'accoglienza può diventare il futuro vitale per le nostre comunità, basterebbe affrontare il problema nella positività e non continuare a creare paure ed erigere muri. La popolazione straniera in Italia e pari al 9,8% della popolazione ed è in diminuzione negli ultimi due anni, la maggior parte degli stranieri è quella dei Paesi balcanici, in Calabria la presenza è ancora più bassa nel ultimo anno è stata del 5,8%».
 
La politica dovrebbe cominciare a ragionare seriamente su questo delicato tema. «Una politica seria non può prescindere da questi dati, oggi il sistema previdenziale (ovvero le pensioni) viene garantito dai versamenti dei lavoratori immigrati. Quante cattedre (cioè insegnanti) in meno ci sarebbero senza la presenza e l’iscrizione dei bambini migranti nelle nostre scuole, che l'anno scorso è stata pari a oltre 35.000 studenti».
 
Le aziende sono in crisi. Manca ovunque manodopera, soprattutto in agricoltura e nel turismo. Ma il governo nazionale continua a non volere aumentare i flussi di un numero sufficiente. «Le famose quote non funzioneranno perché alla base non esiste la conoscenza dei migranti e nessuna Ambasciata può selezionare i futuri lavoratori, basterebbe fare una normale regolarizzazione dei migranti presenti nel territorio che, per le leggi varate dai governi Salvini ed ora da quelli della Meloni (Decreto Cutro) sono stati espulsi dai centri, perdendo la possibilità di avere una protezione e quindi la documentazione per l'inserimento nel lavoro. La manodopera è già presente ed immediatamente disponibile non bisogna chiamarla da fuori Italia, basterebbe cambiare le leggi inumane che sono state prodotte negli ultimi anni. Naturalmente un aumento dei flussi è da salutare in maniera positiva”.
 
Stiamo rimanendo con le scuole vuote, mentre il Ministero e la Regione tagliano le autonomie. Il Sud e la Calabria in particolare rischia di perdere tanti servizi essenziali nei comuni. «Oggi le nostre scuole, le nostre università, il mondo sportivo, sono mondi pieni di esempi di positività legati all'immigrazione. Perché ci si ostina a non approvare la legge dello Ius-Soli, sarebbe il riconoscimento di "cittadini" che continueranno ad abitare i nostri luoghi. La politica deve essere umana e non pensare ai respingimenti, ma produrre un piano per l'inclusione dei cittadini dei paesi terzi, altrimenti rimarranno i campanili, le piazze, ma non ci saranno più cittadini».